«Ora lo smart working per i frontalieri
senza penalità fiscali»

Il parlamentare del Pd ALessandro Alfieri: ««Il governo deve accelerare, il modello è l’accordo Svizzera-Francia»

Due giorni di lavoro in smart working in Italia, tre in presenza in Svizzera. Ora il Governo deve accelerare sulla definizione di un accordo in via definitiva con la Svizzera, sul modello di quello portato a termine dalla Confederazione con la Francia, senza penalizzazioni per i frontalieri sotto il profilo fiscale». Il giorno dopo l’atteso via libera alla nuova intesa sulla tassazione dei frontalieri, il senatore varesino del Pd Alessandro Alfieri rilancia sul tema sensibile del telelavoro, con la scadenza del 30 giugno (definita dai due Paesi) ormai dietro l’angolo.

Dunque il voto tanto atteso è arrivato, tra tante certezze e qualche inevitabile motivo di preoccupazione, legato al già citato smart working, ma anche alla tassazione dei “nuovi frontalieri”. Qual è il suo giudizio sulla definizione in via definitiva di questa storica intesa?

Siamo riusciti a portare a termine un lavoro complesso iniziato dieci anni fa in maniera sbagliata, cercando di imporre dall’alto le soluzioni senza un minimo di concertazione. Poi però, grazie anche al Pd, ha vinto la via del confronto con gli amministratori locali e le forze sociali. È nato così un accordo fiscale con impegni precisi nei confronti degli attuali frontalieri e dei Comuni. Nel contempo, si è definito un memorandum che per la prima volta andasse a riconoscere la specificità dei territori di confine e delle loro economie.

In questo contesto, la Lega ha già fatto sapere che il “Premio di confine” - vista, al momento, come l’unica soluzione praticabile contro la fuga continua di lavoratori verso la Svizzera - è un successo arrivato grazie al Carroccio, definendo già l’ammontare dal fondo connesso a questo Premio da qui ai prossimi 20 anni. È andata così?

In realtà, le cose stanno un po’ diversamente. Si tratta di risorse messe in un fondo che potranno essere utilizzate o per interventi infrastrutturali o per progetti di sviluppo socio-economico e ancora per dar corso ad operazioni a sostegno della contrattazioni, dunque per rendere il costo del lavoro minore rispetto all’attuale. Toccherà alle realtà territoriali - Regioni, Province e Comuni interessati - spendere l’extra-gettito, che rappresenta una delle grandi novità concertate dentro la nuova intesa. Si tratta - come già avevo avuto modo di rimarcare nella passata legislatura - del primo esperimento di federalismo fiscale.

E’ vero che non sarà più così conveniente per i “nuovi frontalieri” trovare lavoro oltreconfine?

No. I differenziali di stipendio rimarranno anche se saranno meno accentuati rispetto a quelli in essere. Il nostro obiettivo, sul versante dei lavoratori, era quello di tutelare gli attuali lavoratori frontalieri, che hanno operato scelte di vita sulla base del trattamento economico e dell’attuale tassazione. Per contro, abbiamo chiesto ed ottenuto la conferma dello stesso livello di risorse ai Comuni. Il riferimento è ai ristorni. Per rispondere concretamente al quesito, in prospettiva i livelli salariali si avvicineranno, ma non arriveranno mai ad equivalersi. Per i nuovi frontalieri abbiamo alzato da 7.500 a 10 mila euro la franchigia. Si tratta comunque di un “bonus” da 2.500 euro. Aggiungo un concetto.

Quale?

Su questo lato del confine, dobbiamo costruire le condizioni perché questo extra-gettito possa essere utilizzato per incentivare concetti come quello del welfare aziendale. Dico questo perché diminuendo il divario tra i due stipendi - quello italiano e quello svizzero - e supportando economicamente l’welfare aziendale, potrebbe venire meno, almeno in parte, la corsa al posto di lavoro oltreconfine. Io seguire questa strada e non il “Premio di confine” proposto dalla Lega, ricordando che più soldi in busta paga significano anche più tasse. Siamo comunque aperti al confronto. Quei soldi però devono stare sul territorio.

Ma ora il Governo deve serrare i ranghi e chiudere l’accordo sullo smart working.

Continueremo a dare battaglia perché la risposta del Governo sin qui è stata molto lenta. La soluzione-ponte va bene fino al 30 giugno, ma poi serve il negoziato definitivo. Depennando la Svizzera dalla black list, argomento su cui si poteva usare maggiore prudenza, l’Italia ha dato un segnale forte. Ora tocca al nostro Governo chiudere in tempi celeri l’accordo definitivo sullo smart working sul modello francese, come anticipato.

Per chiudere, nel dibattito in Senato è (ri)comparsa l’ipotesi della Zes nelle zone di confine, sostenuta in primis dalla Lega. Cosa ne pensa?

Ne parlano da anni e pur essendo stati più volte al Governo i risultati non sono arrivati. In base all’attuale normativa comunitaria, le Zes possono essere utilizzate per le zone portuali del Sud del Paese. Da noi cerchiamo di attuare al meglio quel concetto di federalismo fiscale contenuto nel nuovo accordo.

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