Tracciabilità del legno: «Le norme europee danneggiano i piccoli»

Il dibattito Contestati soprattutto i tempi di attuazione del nuovo regolamento su materia prima e prodotti finiti. Bellasio (Confartigianato): «Carichi burocratici onerosi»

Nelle prossime settimane saranno in discussione in sede europea importanti dettagli relativi all’applicazione dell’European Deforestation freeproducts Regulation (Eudr), che impegnerà le aziende del settore legno arredo a dichiarare la completa tracciabilità del legno in entrata e anche dei prodotti finiti in uscita, per l’esportazione.

«C’è un detto popolare che dice che la toppa a volte può essere peggio del buco» è il commento di Marco Bellasio presidente settore Legno e Arredo per Confartigianato Como a indicare la necessità di trovare un compromesso tra sostenibilità ambientale ed economica, anche nel caso della normativa Eudr.

«Da titolare di una micro impresa di arredamento su misura – prosegue Bellasio, socio di Effebi Arredamenti di Cantù - comprendo l’importanza di tutelare l’ambiente e promuovere pratiche sostenibili, aspetti che consideriamo fondamentali nella nostra attività quotidiana, Siamo consapevoli che la strada per avere un prodotto sostenibile, sia la sua completa tracciabilità, ma d’altra parte, la recente introduzione della normativa Eudr e soprattutto le tempistiche richieste generano preoccupazione nelle piccole e medie imprese che, tradizionalmente, non sono avvezze a gestire onerosi carichi burocratici».

Federlegno ha già chiesto ai ministeri di competenza una proroga per l’entrata in vigore nella nuova normativa, che per le piccole e micro imprese è già stata posticipata da gennaio 2025 a giugno. Le ragioni sono l’impegno richiesto alle aziende del settore nel condurre una dovuta diligenza che è totalmente condivisibile negli obiettivi, secondo la Federazione, ma che le obbligherebbe a oneri burocratici difficilmente assolvibili e, in molti casi, addirittura impossibili da attuare, rischiando di ottenere l’effetto contrario ai principi che stanno alla base del Eudr stesso.

«Le nostre aziende hanno sempre valorizzato la qualità. Riconosciamo che sostenibilità e alta qualità sono concetti intrinsecamente collegati – spiega inoltre Marco Bellasio - pertanto ci impegniamo attivamente nella certificazione dell’origine delle materie prime, inserendo nel processo produttivo una grande attenzione verso la sostenibilità ambientale. Questo impegno è parte del nostro Dna e contribuisce al valore aggiunto del made in Italy nel mondo. Tuttavia, l’esperienza ci insegna che la burocrazia e gli adempimenti amministrativi aggiuntivi rappresentano spesso un ostacolo significativo, che può rallentare l’innovazione e limitare la capacità delle Pmi di rimanere competitive sul mercato».

Proprio il rischio che le imprese delocalizzino le produzioni è tra le preoccupazioni di FederlegnoArredo perché ci sono paesi limitrofi come la Turchia o il Nord Africa non soggetti all’Eudr.

«Senza dubbio il fine della Eudr è nobile e condivisibile – conclude Marco Bellasio – ma le piccole e medie imprese richiedono semplificazioni, non ulteriori complicazioni. È necessario un approccio che bilanci la necessità di preservare l’ambiente con la realtà delle capacità operative delle aziende. Una soluzione potrebbe essere l’introduzione di un periodo transitorio più esteso che permetta di adeguarsi ai nuovi requisiti e procedure snelle di tracciabilità senza subire impatti negativi sulla propria attività. Riconoscendo l’importanza della lotta contro la deforestazione, è cruciale che le normative siano realizzate in modo da essere realmente attuabili. Solo così sarà possibile assicurare che l’impegno verso la sostenibilità sia effettivamente condiviso e porti a benefici concreti sia per l’ambiente che per l’economia».

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