Il “signore del Ghisallo”: cento volte in 119 giorni sulla salita dei campioni

La storia Salvatore Porcini, 65 anni, parte da Verano e raggiunge il museo del ciclismo in sella alla sua bici: «L’obiettivo? Arrivare a quota duecento in un anno»

In 119 giorni ha percorso 100 volte 100 la salita che porta al Ghisallo da Bellagio partendo da Verano Brianza. Ma Salvatore Porcini, 65 anni, brianzolo doc e grande appassionato di ciclismo, non è ancora sazio di tanta fatica. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 200 entro l’anno, firmando un record che non sarà facile per nessuno eguagliare. Negli scorsi giorni ha raggiunto la metà della sua personale sfida, percorrendo in totale 900 chilometri con un dislivello di 105mila metri.

Il senso di quanto grande sia questa impresa si può raccontare in poche righe. Praticamente ogni giorno da inizio anno, Porcini, inforca la sua bicicletta e parte da Verano Brianza passando poi da Erba, Suello, Valmadrera, Onno, poi Bellagio e il Ghisallo e il ritorno da Asso, Canzo e via pedalando. In pratica il tour del Ghisallo dal versante più duro, quello che - all’altezza dei Mulini del Perlo - supera il 15% di pendenza.

Un’impresa e non la prima perché già lo scorso anno Porcini in un anno ha fatto cento volte il Ghisallo: quest’anno l’obiettivo è raddoppiare e forse fare anche qualcosa in più.

La preparazione

Il ciclista per passione, 65enne appunto di Verano Brianza, ama la bicicletta e non gli fa paura la sofferenza L’amore per il Ghisallo nasce sin da piccolo quando accompagnava il papà Antonio su quella salita dove è stata scritta la storia del ciclismo: «Mi ricordo quando piccolissimo seguivo mio papà con le vecchie bici molto pesanti di allora sino al Ghisallo. Mio papà Antonio è morto a 94 anni e fino ad 84 anni percorreva la salita del Ghisallo, era una sua passione la bicicletta, la usava anche per spostarsi. Probabilmente mi ha lasciato questo infinito amore per la due ruote e l’impresa è anche un omaggio a lui. Poi, quando sono cresciuto, ho iniziato a fare le maratone ciclistiche e lì forse ho appreso l’importanza della sofferenza e della resistenza fisica».

Non c’è comunque una motivazione religiosa alla base della volontà di raggiungere 200 volte il santuario del Ghisallo e il museo, anzi la sua passione è più per il Museo della Madonna del Ghisallo: «Sono molto religioso ma non vedo in questa impresa una motivazione di quel tipo, è più una sfida con me stesso e ho preferito avere un obiettivo chiaro e preciso, anche ripetitivo a guardare bene. Poi quando ho proposto questa sfida al museo del Ghisallo e loro hanno accolto l’idea è stato molto bello, è un po’ come correre per un gruppo sportivo, mi stanno seguendo giorno dopo giorno e postano tutto sul loro sito: è bello condividere questa impresa».

La scelta? «Mi ero stancato di girare in bici senza avere un obiettivo, preferisco una sfida di questo tipo».

Peraltro Porcini deve fare vita da atleta per reggere certi ritmi: «Per sei giorni la settimana vado in bicicletta, il settimo giorno invece mi riposo - di solito il lunedì ma mi regolo in base al meteo - e faccio dei massaggi per recuperare. La sfida sta procedendo bene, l’obiettivo lo scoprirete alla fine ma la volontà innanzitutto è di raggiungere le 200 salite al Ghisallo, poi vediamo cosa fare. Per quanto sia già arrivato a metà, il traguardo mi appare ancora lontano». Inutile aggiungere, soprattutto agli appassionati, il significato della salita del Ghisallo che ogni anno vede transitare i nomi più celebrati delle due ruote impegnati nel Giro di Lombardia. Un’icona delle due ruote. E farla duecento volte, quando ne basterebbe una, è per pochi. Chapeau, Salvatore.

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