Protesta degli infermieri di famiglia: «Siamo pochi e male organizzati»

Sanità Difficoltà nel reperimento del personale: solo 40 operatori in servizio dei 110 previsti - Dopo l’assemblea sindacale, la richiesta di nuove procedure: «Qualità del servizio a rischio»

Pochi e male organizzati, gli infermieri di famiglia sono sul piede di guerra. La normativa regionale per l’Asst Lariana aveva previsto un contingente di 110 infermieri di famiglia, una nuova figura professionale, sulla carta molto preziosa per il sistema sanitario, impegnata nell’assistenza sul territorio la cui rilevanza si è concretamente compresa durante l’emergenza Covid. A Como e provincia però sono soltanto 40 gli operatori in quanto, la circostanza è nota, gli ospedali fanno fatica a reperire ed assumere nuovo personale. Questi infermieri venerdì si sono riuniti in assemblea ed hanno poi informato la direzione dell’ex azienda ospedaliera dei problemi e delle criticità che incontrano durante il loro lavoro. Immaginando, se non ascoltati, di mettere in atto forme di protesta.

Le lamentele degli infermieri

Gli infermieri, si legge nella lettera firmata dai rappresentanti sindacali, chiedono la «sospensione delle attività loro assegnate» in mancanza di «procedure ufficiali» che regolano l’impegno di questi professionisti sanitari. Per esempio, i dipendenti si lamentano perché devono fare la spola tra l’ospedale e le varie sedi distrettuali, anche per timbrare, ma non ci sono indicazioni specifiche. Gli ambulatori dove operare sul territorio «sono stati comunicati solo verbalmente o, in alcuni casi, su un foglio privo di chiare referenze».

Per le assenze, durante i sabati e i festivi, gli infermieri di famiglia non sanno a chi rivolgersi, chi avvisare. «Nel caso in cui un dipendente sia impossibilitato a svolgere il turno a causa di un’assenza imprevista, sarà garantita la copertura figurativa di quella giornata?».

«Desideriamo segnalare una criticità riguardante le responsabilità individuali – scrivono gli infermieri - la mancanza di procedure adeguate mette sicuramente a rischio il professionista, il quale potrebbe incorrere in conseguenze anche penali in caso di errori. In sintesi, comunicazioni e informazioni inadeguate possono mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità sia del lavoratore che dei pazienti».

Le richieste dei sindacati

I sindacati chiedono di inserire queste tematiche nella prossima trattativa, già da questa settimana. «Il nostro dissenso deriva dalla consapevolezza che le risorse umane, già scarse sul territorio – si legge sempre nel documento - rischiano di essere ulteriormente compromesse da questa nuova riorganizzazione. Vogliamo sottolineare nuovamente il fatto che attualmente sono presenti soltanto 40 infermieri di famiglia sul territorio, rispetto alle oltre 110 unità previste dalla normativa regionale. Siamo fermamente convinti che queste problematiche debbano essere affrontate e risolte tempestivamente». Qualora non si dovessero trovare insieme soluzioni concrete, spiegano gli infermieri, l’assemblea dei lavoratori ha conferito mandato ai rappresentanti sindacali di attivare iniziative concrete, che possono portare anche ad uno stato di agitazione del personale».

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