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Lunedì 30 Marzo 2020
Coronavirus, le imprese
Ai 600 dipendenti
un bonus in busta paga
Il caso di Refresco Italy: 200 euro in più per premiare la responsabilità in questa fase di emergenza. L’ ad Roberto Rossi: «Orgoglioso di un gruppo così. L’Italia ce la farà, abbiamo riscoperto altruismo e sacrificio»
Sono orgoglioso di loro e questo è un modo concreto per dire il nostro grazie». Nelle cronache drammatiche delle ultime settimane capita di trovare storie che trasmettono fiducia e fanno sentire le persone meno sole. Una di queste ha come protagonista Refresco Italy, la società nata nel 2011 dall’acquisizione della storica Spumador di Caslino al Piano in provincia di Como, 600 dipendenti e cinque stabilimenti. L’azienda, uno dei maggiori produttori di acque minerali e bevande, ha deciso di dare un messaggio tangibile di solidarietà a tutti i lavoratori con un bonus di 200 euro nella busta paga che verrà erogata il 10 aprile. Un’iniziativa che l’amministratore delegato, Roberto Rossi, ha comunicato ai lavoratori attraverso una lettera di grande impatto emotivo.
Dottor Rossi, quando e come è nata l’idea del bonus?
Tutto è nato nei giorni immediatamente successivi all’avvio della fase di emergenza sanitaria. La responsabilità e il senso del dovere dimostrati dai nostri collaboratori, nonostante la situazione di stress e in molti casi le difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli o dei genitori anziani, mi hanno fatto sentire orgoglioso di essere al vertice di questa piccola comunità
Il bonus è anche un aiuto per far fronte ad esempio alle spese impreviste per la cura dei bambini...
Sì, certo, questa è una delle motivazioni anche perché una quota importante del personale è femminile. Ciò che importava era riconoscere un contributo tangibile da parte della azienda.
Lei nella comunicazione ai dipendenti sostiene che nell’emergenza è emerso un plus di dedizione al lavoro e di responsabilità. In concreto a cosa si riferisce?
Questa vicenda sta mettendo a dura prova le nostre famiglie, la nostra azienda, l’intero Paese. In pochi giorni siamo stati costretti a modificare le nostre vite e le nostre abitudini per adeguarci ad una situazione di pericolo del tutto nuova. Bene, in un contesto drammatico, ho visto risvegliarsi e germogliare i semi di sentimenti che sembravano sopiti e invece sono vivi e vitali nel nostro Paese. Si chiamano, altruismo, senso del dovere, spirito di sacrificio.
Uno dei vostri stabilimenti si trova a San Carlo Spinone, in provincia di Bergamo, una delle aree più colpite dall’epidemia. Quanto è difficile operare in un contesto del genere?
Molto difficile ed è proprio per questo che va sottolineato l’impegno dei lavoratori, consapevoli che garantire la continuità della filiera è un’assoluta priorità per un Paese in emergenza. Nessuno si è tirato indietro, nessuno ha posto delle eccezioni, semmai ho colto un di più di responsabilità rispetto al valore del proprio lavoro.
Come vi siete organizzati per garantire la sicurezza dei dipendenti?
Tutto il personale di ufficio, un centinaio di persone circa, lavora da remoto. Gli addetti in produzione operano a distanza, separati diversi metri l’uno dall’altro. Le mascherine vengono utilizzate con grande attenzione, l’approvvigionamento non è semplice. Anche su questo va sottolineata la grande collaborazione dei nostri dipendenti che hanno da subito applicato le disposizioni di sicurezza con grande scrupolosità.
Quanto la conforta la risposta degli italiani a questa emergenza? Ha fiducia sulla possibilità che il nostro Paese possa uscirne e ripartire?
Non solo ho fiducia, ne sono certo. Ho negli occhi l’impegno delle persone impegnate nell’assistenza sanitaria oltre a quello delle tante persone che stanno lavorando in queste terribili settimane di emergenza. L’Italia ripartirà da loro, dai valori che ci stanno trasmettendo. L’emergenza ci ha aiutato a riscoprire di essere parte di una grande nazione, forte, coesa e orgogliosa della propria italianità. Ce la faremo, insieme.
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