Kengo Kuma: «Come sarà
l’ufficio “biofilico” a Milano»

Salone del Mobile L’archistar giapponese firma gli uffici biofilici al Parco Lambro. L’intervista sull’inserto de La Provincia dedicato alla Fiera

L’opera più attesa, a Milano, oltre al Salone del Mobile, è “Welcome, feeling at work”, il polo di uffici con concept “biofilico” progettato nell’area ex Rizzoli a Crescenzago. Ne è autore l’architetto Kengo Kuma, a cui Venezia ha dedicato un tributo tra luglio e novembre dello scorso anno. Maestro dell’integrazione tra luoghi di vita e natura, è un’archistar globale. Doveroso interpellare l’architetto in un’edizione del Salone che riflette sulle evoluzioni del design e degli uffici, con Workplace3.0.

Architetto Kengo Kuma, lei ha sempre mostrato attenzione alla natura, anche in una prospettiva teorica. Com’è nata questa sensibilità?

La mia sensibilità verso la natura è stata nutrita dalla casa della mia infanzia e dal suo ambiente. Sono cresciuto in un sobborgo di Tokyo, dove le abitazioni erano molto vicine alla natura, chiamata “satoyama” in lingua giapponese (un termine che significa “boschi non sviluppati” / “colline boscose”). Satoyama è davvero dappertutto, in Giappone, e fornisce energie e risorse ai villaggi nelle vicinanze, e così accadeva nella città dove vivevo. L’intero satoyama era il mio terreno di gioco; io trascorrevo la maggior parte del mio tempo andando in giro e camminando attorno alla collina, ma anche divertendomi con i miei giochi o andando ai parchi di divertimento.

“Welcome, feeling at work” è uno dei suoi più attesi progetti in corso d’opera a Milano. Ma che cos’è un ambiente “biofilico”, come quello che sorgerà ai confini del Parco Lambro?

Posizionando il legno al centro dell’edificio con il tetto verde, presenteremo un tipo di ufficio completamente nuovo in cui interno/esterno sono collegati, anziché separati e creano un senso di continuità. Ci auguriamo che questa sia una proposta non solo per gli uffici ma anche per un nuovo modo di vivere delle persone, che vada oltre la semplice progettazione di un ufficio.

L’attenzione per i materiali leggeri, come carta, legno, metallo è un tratto caratteristico della sua architettura. Quanto entra la sensibilità giapponese in questa estetica?

L’applicazione di materiali leggeri è comune nell’Asia Orientale, ma è particolarmente popolare in Giappone, una cosa che nasce dalla necessità, vivendo in un Paese con scarsità di risorse e di energia, spesso colpita da disastri naturali. La gente si è formata un sapere su quei materiali (legno, metallo, nda) utilizzandoli con le proprie mani.

Il suono e le parole sono parti dell’architettura di Kengo Kuma, definita anche “onomatopeica”. Qual è il significato preciso e in che modo i suoni danno armonia alla vita?

Quello che conta nella mia architettura è il ritmo, che crea suoni e parole. Io progetto edifici come se creassi un certo ritmo nell’ambiente, anziché disegnare una forma.

Parliamo di “architettura a scomparsa”: com’è possibile far sparire un edificio? In questa sfida conta di più il progetto? O i materiali?

Per creare un’architettura che sia armonizzata alla natura, i materiali hanno grande significato, ma noi abbiamo bisogno di partire da un punto di vista più ampio. Vado alla ricerca dei componenti che formano il paesaggio di quel luogo - può essere il legno, la pietra, un tetto in mattoni - e considero quale materiale sarebbe il più appropriato per il nostro progetto.

Tra i suoi lavori recenti c’è il Fairy Tale Museum (Museo delle fiabe) a Odense e Wood / Pile meditation house (Casa di meditazione legno / pali). Come si crea un immaginario così spirituale?

Ho osservato attentamente lo stato della luce che si irraggiava attraverso il bosco, dal momento che la luce è la sostanza decisiva di cui consiste il luogo e poi abbiamo progettato di migliorare e riflettere il potere della luce.

Infine, una curiosità personale. Com’è l’ufficio di Kengo Kuma?

Fondamentalmente non ci sono ripartizioni o stanze chiuse: abbiamo una buona visuale dell’intero piano / degli interi piani e il mio staff trova un posto in qualche parte per creare uno spazio autonomo in cui ci si possa sentire a proprio agio.

© Riproduzione riservata

© RIPRODUZIONE RISERVATA