Como, niente depressione: c’è ancora domani

Analisi Giocare con il titolo del film di Paola Cortellesi: “C’è ancora domani”. È la maniera più spiccia per non cadere nella preoccupazione

Troppo facile (e anche un po’ un gustoso) giocare con il titolo e la locandina del film di Paola Cortellesi: “C’è ancora domani”. È la maniera più spiccia per non cadere nella preoccupazione o, peggio, nel pessimismo dopo una giornata non facile (emotivamente) come quella di domenica. C’è ancora (un) domani: cioè la partita di venerdì sera alle 20.30, contro il Cosenza già salvo e fuori dai playoff, la seconda contro la decima. Dunque la domanda di tutti è: come dobbiamo approcciarci? Premessa: qui ognuno pretende che gli altri non facciano cose che sta facendo lui... Non essere “porta sfiga”, non parlare di festeggiamenti, ma anche non entrare in depressione, non fare un dramma di quello che è successo domenica. Chi te lo chiede, probabilmente lo sta facendo lui stesso. Comunque: l’ordine è circondare la squadra di serenità e positività. La parola d’ordine è una sola: chi preferireste essere oggi, il Venezia due punti dietro con la gara in trasferta ,o il Como due punti avanti con la gara in casa? Su quella scontata risposta degna di Catalano (l’uomo che recitava l’ovvio, di Quelli della Notte), si basa la voglia di vedere tutto rosa. All’interno del gruppo la parola d’ordine è considerare come “normale” il risultato comparato do domenica tra Como e Venezia: pareggio in trasferta e vittoria in casa. Ci sta. Oltretutto per il Como un pari contro una squadra allenata da un tecnico che non molla un centimetro, che avrebbe parcheggiato un pullman davanti alla porta per non prendere gol ecc.

Qualche elemento di preoccupazione, però, una spia accesa sul cruscotto c’è. E verte su quattro argomenti. Il primo, le scelte prudenti fatte dalla panchina. Il Como è tornato a giocarsela con una punta sola (pur se con la solita batteria di trequartisti che sono comunque un atteggiamento offensivo), dopo che la formula a due punte aveva partorito parecchi punti. Anche nel finale, sono entrati Odenthal e Ioannou, e non Chajia, Fumagalli o Gioacchini. Lo stesso Cassandro a destra è stato una scelta prudente. Legato a questo aspetto, c’è la seconda nota: quel palleggio degli ultimi tre minuti, la rinuncia a giocare, applaudito sarcasticamente dal pubblico di Modena, segno che la squadra aveva l’orecchio più a Venezia che al campo. Terzo segnale, la paura che al primo caldo ci sia stato un calo fisico (anche se Roberts ha parlato piuttosto di un problema legato al campo troppo secco); infine, le espressioni dei giocatori all’uscita dal campo, con una tristezza persino esagerata vista la situazione, e dunque la paura che il gol al 93’ del Venezia possa rappresentare un colpo psicologico. Per sgomberare le paure, allora ricordiamo: seconda contro la decima. Via le paure, si può indubbiamente fare...

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