Como. Nsame scalpita. Roberts ora cambia?

Calcio Arriva il Parma, e l’allenatore sta valutando alcune variabili. Intanto il camerunense chiede spazio: tre mesi fa faceva la Champions, non vede l’ora di giocare dall’inizio

Fibrillazioni. Studi. Analisi. Scelte. Il Como lavora duro verso il Parma. Una partita che sino a prima di Palermo poteva addirittura essere definita come assalto al primato e che adesso, dopo il 3-0 dai rosanero, ha perso un pizzico di appeal ma resta la seconda partita di vertice del minitorneo tra le big (di cui il Como ormai fa parte) che gli azzurri affrontano in quattro settimane (seguiranno Venezia e Cremonese, in mezzo il Lecco martedì). A Mozzate è tutto un tavolo di lavoro tra Roberts, Fabregas e Guindos. Il tema è: assetto super offensivo anche con il Parma, o per l’occasione meglio una squadra più muscolare?

Modulo

Secondo indiscrezioni i tecnici avrebbero provato anche un assetto a tre: significa il 3-5-2? Certo potrebbe non essere da buttare l’idea di mettere un uomo in più a centrocampo (Bellemo-Abildgaard-Braunoder? Bellemo-Abildgaard-Iovine?) per cercare di contrastare il settore nevralgico del Parma che è fatto di palleggiatori. Sabato chi riuscirà ad alzare prima il ritmo potrebbe sorprendere l’avversario, visto che si tratta di due squadre dai piedi buoni che ogni tanto tendono a specchiarsi. Il Parma, per esempio, ogni tanto lo fa e per questo Pecchia cambia in continuazione dal 4-3-3 al 4-2-3-1, a seconda della condizione dei suoi uomini.

In tutto ciò si inserisce la variabile Nsame. Il giocatore, nelle apparizioni sin qui effettuate, non è parso ancora perfettamente a suo agio con i movimenti del reparto.

Ammissione

E lo aveva ammesso anche Roberts prima di Palermo-Como: «Ha bisogno di capire questo calcio». Però Nsame scalpita, morde il freno. E non potrebbe essere altrimenti. Tre mesi fa giocava in Champions, era l’idolo della tifoseria dello Young Boys, aveva superato brillantemente il grave infortunio al tendine di Achille tornando a segnare 21 gol in una stagione. Uno che disse: «Potevo stare al Venezia, ma ho preferito lo Young Boys perché è meglio organizzato come società. E poi non mi interessa la B italiana». Insomma uno che non ha peli sulla lingua, che sa dove vuole andare. Difficile che la panchina qui, dopo l’apprendistato, possa essere digerita con non chalance. E poi certe scelte a volte dipendono da politica e peso dei giocatori coinvolti.

Sì, con il Parma potrebbe essere la volta di Jean Pierre.

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