Zambrotta: «Il Como in A? Ci credo, ma il test per Fabregas deve ancora arrivare»

L’ex giocatore azzurro: «Sono vicepresidente settore tecnico Figc e curo il mio gioiello a Casnate»

Gianluca Zambrotta si è riavvicinato al Como. Stavolta come semplice tifoso. Lo vedi spesso in tribuna, con il figlioletto Riccardo (11 anni), accolto come un ospite d’onore. La società percepisce la sua presenza, e infatti era tra gli invitati sul tavolo delle vecchie glorie alla cena benefica di un mese fa. Cosa fa adesso Zambrotta? Abbandonata l’idea di fare l’allenatore (ultima esperienza in Cina con Capello), adesso è vicepresidente del settore tecnico della Figc (quello che forma allenatori e ds e della promozione e dello sviluppo del calcio giovanile in italia) e cura il suo nuovo gioiello, il Centro Sportivo di Casnate dove ha una scuola calcio.

Gianluca, ti rivediamo in area Como...

Una volta, tra impegni di panchina o di commentatore tv, era più difficile. Adesso capita più spesso. E Riccardo si è appassionato.

Che ne dici?

La squadra è forte. Ha giocatori che possono fare la differenza. Cutrone, Da Cunha, Kone, una difesa molto forte.

Da chi ti aspetti qualcosa in più?

Da Verdi. Per me uno come lui deve essere decisivo a ogni partita, con assist e gol. Invece mi sembra ancora al 70%.

Che ne dici del cambio in panchina?

Mi ha sorpreso. Mi dispiace per Longo, stava facendo bene. Per me non era da cambiare, in questo momento.

Fabregas al Como è come quando arrivò Tardelli e ti fece debuttare in serie B...

Quando arriva un personaggio del genere, il giocatore ovviamente è portato ad ascoltare, a provarci di più. Ma l’esame vero per Fabregas deve ancora venire.

Cioè?

Quando va tutto bene, viaggi sulla nuvoletta del campione che eri. Il giorno che va male qualche cosa, torni ad essere un allenatore e basta. Non c’è aurea che ti protegga. Ma ha le spalle larghe.

Il Como in serie A: che ne dici?

Che può tranquillamente crederci. La squadra è forte, la classifica è lì da vedere. Già potersela giocare, è bello. E non è assolutamente escluso che succeda.

Ma Como, come città, è pronta per la serie A?

Deve esserlo. Si prepari. Una città che ha trasformato così tanto il suo modo di essere e che deve cavalcare il turismo, ha un’occasione d’oro: la serie A è la chance per mostrare che ha capito come si gestisce un certo flusso di interesse e di gente. Il traffico e i disagi non possono essere un problema.

Lo stadio?

Lo rifaranno. E lo rifaranno lì, come è giusto. Basta organizzarsi. Questa società ha le idee chiare, ed è una cosa positiva. Una fortuna.

Tuo figlio gioca a calcio?

Sì, nell’Eracle Football Club. Calcia meglio di me, ma è anche più alto di me e deve muoversi meglio. Ma gli piace, si diverte.

Cosa fai adesso?

Gestisco il Centro Sportivo di Casnate. Dove ho una scuola calcio affiliata al Milan. E siamo centro di formazione federale. Una avventura che mi appassiona. Ma che mi fa anche arrabbiare.

Perché?

Non è una passeggiata. Ho fatto un investimento importante su un centro non di mia proprietà. Ma ogni volta c’è da battagliare, sembra che parte delle forze in gioco non accettino il fatto che ci sia una società non di Casnate. Abbiamo vinto un bando regolare eh... Si sono persino inventati che ci sono polemiche con le società locali, Casnatese e Bernatese. Falso.

Cosa c’è nel centro?

Abbiamo appena sistemato l’illuminazione a led, in primavera ci sarà un percorso vita con 21 stazioni, un investimento importante gratuito per la cittadinanza, il nuovo ristorante/bar. Due campi coperti di tennis , due campi di calcio a 11 e due a 5.Ora abbiamo presentato un progetto per quattro campi di padel coperti, ma come sempre devo battagliare per i permessi. Boh...

E il centro di San Fermo?

L’ho venduto a imprenditori russi che abitano qui. Era diventato troppo impegnativo. Ma tramite Eracle Sport sono sempre io che gestisco l’immagine, e mi occupo anche dei campi da padel. Il calcio invece, lo facciamo solamente a Casnate con l’Eracle Football Club.

Ma ai ragazzini insegnate solo la tattica o gli lasciate un po’ di libertà...

La tattica si fa solo quando si gioca in 11, prima è solo gioco e libertà.

Che dici del calcio italiano?

Vedo che tutti sono molto concentrati sul fattore spettacolo, ma io dico che contano più i risultati. L’Italia per due anni consecutivi fa strada in Europa, è un segnale più importante dello spettacolo.

Sarri o Allegri?

Io ho vinto tanto con allenatori pragmatici, anche l’Ancelotti juventino vinceva spesso 1-0. Ma da allenatore ero affascinato da Sarri. Però, ripeto: conta solo il risultato.

Come a Como-Feralpisalò...

Fabregas è appena arrivato, ci vorrà un po’ di tempo per vedere il suo calcio. Immagino.

Ti fa effetto vedere il Como così in alto?

No. Era quello che serviva a una città così in rampa di lancio...

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