Il Como in A, una notte da Oscar

La festa I giocatori dopo la doccia trasferiti nella club house per la cena. E poi musica e balli. Alle 2 i giocatori in corteo verso un locale del centro

Rio de Janeiro, Copacabana, Fuorigrotta, Pamplona. Como si è accesa di una doppia festa, facendo crollare le barriere della compostezza, del cinismo, del menefreghismo, della spocchia di questa città. Da una parte la festa popolare. Dall’altra quella della squadra. In contemporanea, divise ma uguali, unite, collegate. Una esplosione di luce accecante in una notte indimenticabile.

I tifosi

La festa popolare ha avuto inizio al fischio finale. L’invasione di campo (che ha ritardato la premiazione), prima repressa, disattivata, poi di nuovo energica, con gente che passava direttamente da fuori lo stadio (senza biglietto) al campo, attraverso i cancelli aperti. Un party sul prato, montagne di bicchieri e piatti di plastica sull’erba, reti delle porte recise, con i giocatori ancora in campo, in lacrime, ad abbracciare la gente azzurra. Poi il corteo.

Mentre in Piazza Cavour si era già accesa la festa, si attendeva l’arrivo in gruppo degli ultrà, come si attende il protagonista principale della festa, il carro di carnevale più spettacolare del corteo. E quando la curva è arrivata in Piazza è stato delirio: fumogeni, torce, petardi, cori sino alle 2 di notte. Poi il trasferimento in Piazza Volta, dove in un ristorante all’aperto c’era un tavolino riservato per Dennis Wise, Jamie Vardy e rispettive famiglie. Il fatto che Wise non fosse con la squadra ha confermato le voci di una sua posizione più... periferica. Ma non era il momento di sottilizzare. Wise, con lo sguardo più luciferino del solito, brindava con tutti. Poco prima delle 3 alla combriccola si è unito il sindaco, osannato tra cori di incitamento e preghiere di agire sullo stadio: «C’è solo un sindaco», cantavano i tifosi. E a chi gli chiedeva uno stadio fuori, rispondeva ridendo: «Fuori vacci tu...».

Centro

In tutte le vie del centro sciami di persone in maglia azzurra passeggiavano come in una notte di capodanno, una Notte Bianca diventata Notte Azzurra, facendo sosta nei bar pieni, straboccanti di gente. La sensazione era netta: non era solo la festa dei tifosi, ma quella della città, tanti cittadini erano scesi in piazza, magari infilandosi una maglia azzurra, per partecipare a una celebrazione che magari sportivamente gli interessava sino a un certo punto, ma nella quale vedevano una festa della città, della comunità tutta. Le principale arterie col traffico bloccato, ma stavolta nessuno a lamentarsi: bandiere fuori, clacson, gente si salutava calorosamente anche se non si conosceva.

Giocatori

Contemporaneamente è andata in scena la festa dei giocatori. Finita la partita, la premiazione, le interviste e la doccia, hanno raggiunto la Club House dello stadio (lo spazio sotto la tribuna voluto da Wise come luogo lounge dove rilassarsi prima delle partite) dove, assieme a parenti, amici, e invitati vari, hanno prima consumato una cena e poi ballato all’impazzata sulle note di un deejay e sotto la luce delle strobo. Gli echi della festa arrivavano sin sulla strada dove il bagliore delle luci da discoteca faceva immaginare cosa accadeva lì dentro anche a chi era fuori. Alle 2.30 un gruppo nutrito di giocatori è uscito sulla strada visibilmente eccitato: Cassandro con il megafono era capocoro, Ioannou con una bandiera a due aste con una scritta per Goldaniga un po’ hot, un altro giocatore indistinto nel buio ha acceso una torcia e ha cominciato a saltare con i tifosi al di là del cancello.

Corteo

Poi il gruppo è uscito dall’area riservata dall’altra parte, Cutrone abbracciava e faceva selfie con tutti, Cassandro guidava la comitiva verso la discoteca più vicina, il Venus, nel corteo più singolare che la storia del Como ricordi, e dove la loro festa è continuata.

Ma allo stadio la festa non era finita. Nella discoteca improvvisata, continuavano a brindare il dg Ludi, il Ceo Terrazzani, il ds Facchin, il Team Manager Calandra, l’addetto stampa Camagni, gli addetti al marketing e atri esponenti degli uffici, imbucati di varia natura. Il pullman era acceso e aspettava i reduci per riportarli alle auto parcheggiate a Lomazzo. Qualcuno passeggiava nel buio del campo, tra i resti della festa, in silenzio, forse commosso, forse alticcio, e sulla notte del Sinigaglia albeggiava una luce che sapeva di promessa, di beatitudine, di gioia. Di felicità. Lacrima. Sipario.

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