Esponente Pci e appassionato storico: Cantù in lutto per Enzo Marelli

Politica Vinto dal male in tempo brevissimo: aveva 69 anni. Di Stefano: «Avevamo ancora molte cose da fare insieme»

Puntuto e ironico, con un’enorme passione per la politica, nazionale ma anche e soprattutto quella chiamata a dare forma alla sua città, e per la storia locale. Se n’è andato ieri a 69 anni, dopo una breve ma spietata malattia, Enzo Marelli. Che in tanti avevano imparato a conoscere con il soprannome, legato alla famiglia d’origine, di Miristela. Forse non tutti potevano essere sempre d’accordo con le sue posizioni e la sua visione, che difendeva con divertita determinazione, onesto e battagliero, senza cadere nell’offesa, rifugio di chi non abbia argomenti. Ma lui di argomenti ne trovava sempre, e il confronto era stimolante. Imprenditore, con un’attività nella zona industriale di Mirabello, specializzata nella verniciatura del metallo per il settore dell’arredo.

Dai viaggi alla politica

Con una visione però molto umanistica. Nato nel 1954, studente del De Amicis, Enzo Marelli, che lascia moglie e due figlie, aveva molto viaggiato per lavoro. Fin da giovane si era impegnato in politica, ricoprendo il ruolo di segretario cittadino dell’allora Pci e di consigliere comunale. Oggi convintamente vicino al Partito Democratico. «Era molto capace di fare politica – lo ricorda Alberto Novati – avevo avuto modo di capirlo pienamente durante la mia campagna elettorale nel 2017. Era in grado di elaborare strategie, di costruire mediazioni e creare ponti».

Un amore per la storia del territorio

L’altra passione grande era la storia, in particolare quella locale. Negli ultimi anni è stato attivo, accanto alla Pro Cantù, nell’allestimento della mostra voluta, dopo sessanta anni dalla morte di Ugo Bernasconi, per saldare il debito che la città aveva nei confronti di questo artista poliedrico. Per questo aveva anche contribuito al catalogo, uno studio a più voci della complessa personalità dell’autore. «Avremmo voluto fare ancora molte cose – lo ricorda addolorato il presidente Pasquale Di Stefano – diceva che, quando avesse avuto più tempo libero, si sarebbe impegnato maggiormente. Le cose, purtroppo, sono andate in modo diverso». Marelli aveva anche scritto un volume “Domina Anexa major et praeposita”, sulla storia del monastero di Santa Maria dalle origini al 1260. Inoltre si era speso affinché il Comune salvasse la tomba dell’ebreo jugoslavo Miroslav Frankl, traslata poi nel famedio, ucciso per rapina nel marzo del 1944 nei boschi tra Cascina Pelada e Cascina Comune.

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