Cantù Civica attacca la maggioranza e infiamma la corsa al voto: «Inflessibili con l’Islam, non con i clan»

Il caso Volontè: «Accanimento, nonostante la sentenza del Tar. Sulla mafia si è temporeggiato». Galbiati: «Un accostamento improprio, da disinformati». Pagani: «Buttati via soldi dei cittadini»

Inflessibili verso la comunità islamica che chiede di pregare nell’immobile di loro proprietà, mentre con la criminalità organizzata s’è temporeggiato. La bordata verso la maggioranza di centrodestra arriva da Cecilia Volontè, candidato sindaco di Cantù Civica. E ancora una volta il braccio di ferro che si trascina da anni nei tribunali sulla moschea torna a rendere elettrica una campagna elettorale finora dormiente. Nelle ultime settimane la giunta ha autorizzato due incarichi legali, circa 25mila euro in tutto, per resistere ancora contro Assalam. L’ultima sentenza del Tar era stata un pronunciamento netto, nel quale si legge che «tutte le ragioni addotte dall’amministrazione a fondamento del diniego» del permesso di costruire «sono dunque illegittime».

L’affondo di Volontè

Un accanimento, secondo Cecilia Volontè, che ha radici ideologiche: «Ieri, nel 2019, il Comune di Cantù non si costituì parte civile nel processo contro la ’ndrangheta, nonostante il “danno d’immagine incalcolabile per la città”, sono le parole del vicesindaco Molteni all’indomani della conferma delle condanne in Cassazione».

Oggi, prosegue, non esita a impegnare oltre 10mila euro «denari dei canturini» per costituirsi nella causa pendente davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, nonostante alle parti fosse stato assegnato sino al 30 aprile per un’eventuale composizione amichevole della controversia. «Contro la criminalità organizzata si attende l’esito della Cassazione – l’attacco - contro Assalam e il diritto di culto una difesa accanita. Cosa ne pensano i canturini?».

La replica del sindaco

Molto ferma la replica del sindaco Alice Galbiati: «Innanzitutto mi pare un accostamento improprio, tra due vicende completamente diverse. In secondo luogo, l’affermazione non corrisponde al vero, o meglio, è parziale perché sottace una parte fondamentale della vicenda. Il Comune ha infatti intrapreso anni fa una causa di risarcimento danni nei confronti dei responsabili dei fatti di piazza. Mi auguro che l’errore sia dovuto ad una scarsa informazione, che in ogni caso si sarebbe potuta evitare con un doveroso approfondimento». Poi la stoccata: «Se così non fosse, risulterebbe chiaro che la cifra scelta da Cantù Civica per questa campagna elettorale sarà quella della disinformazione. Non una buona notizia per i canturini».

Pagani: «Scandaloso»

Anche Antonio Pagani, terzo candidato sindaco oggi ufficiale, per il Partito Democratico, condivide la posizione di Volontè: «La vicenda Assalam è talmente identitaria per la Lega a Cantù da sempre che pare non abbiano altri argomenti. Si attaccano a questa tematica perché evidentemente non hanno nessun altro argomento politico, ma il fatto scandaloso è che questo avvenga utilizzando denaro dei canturini, che potrebbe trovare ben altre destinazioni. Alla mia più recente richiesta di dati risultava un esborso in spese legali pari a 105mila euro, con gli ultimi incarichi arriviamo a 130mila». Ma il capogruppo del centrosinistra si pone anche un interrogativo: «Ancorché la maggioranza voglia su continuare su questa posizione, anche dovesse andare per loro a buon fine, la questione resterebbe aperta. Non è pensabile avere la città spaccata in due su un tema centrale come quello dei diritti. Una città oggi già molto divisa, a partire proprio dalla stessa maggioranza, come abbiamo visto negli ultimi anni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA