Ieri a Cantù il ministro dell’Interno Piantedosi: «Una casa dalla mafia alla città»

Evento Piantedosi all’inaugurazione del magazzino confiscato, ora sede dei Servizi sociali. La struttura è stata dedicata alla memoria degli uomini della scorta del giudice Falcone

È stato inaugurato il capannone confiscato alla ’ndrangheta di via Cesare Cantù, riqualificato dal Comune, anche con un contributo di Regione Lombardia: sarà la nuova sede dei servizi sociali dell’Azienda Speciale Consortile Galliano, di riferimento per Cantù, Capiago Intimiano, Carimate, Cermenate, Cucciago, Figino Serenza e Novedrate.

L’intitolazione

«Abbiamo firmato la richiesta al prefetto di Como Andrea Polichetti per intitolarlo ad Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo: la scorta del magistrato Giovanni Falcone. Sono 600 metri quadri della nostra città sottratti alle mafie e restituiti ai cittadini», ha detto il sindaco di Cantù Alice Galbiati, ieri, prima del taglio del nastro.

Presente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Combattere la mafia in un territorio laborioso, di ricchezza materiale e spirituale, è importante: le organizzazione criminali sono presenti in maniera meno pervasiva ma silenziosa, meritano un’attenzione rinnovata. Questa riqualificazione è un’iniziativa di grandissimo valore materiale e sociale. Anche esemplare». Per il sottosegretario di Stato all’Interno Nicola Molteni: «Oggi Cantù, il territorio canturino, si candida a diventare città dell’antimafia, non a parole o chiacchiere, ma con azioni e fatti concreti, reali». L’immobile, confiscato nel 1996 ai Valenzisi dopo l’inchiesta “Fiori di San Vito”, dal 2002 è stato assegnato al Comune di Cantù. Si tratta di un capannone riqualificato con un milione di euro, di cui 150mila euro finanziati da Regione Lombardia. A presentare la giornata, l’assessore alla legalità e ai lavori pubblici Maurizio Cattaneo: «Ho avuto l’onore di seguire da vicino questo progetto che ho potuto portare avanti grazie alla volontà del nostro sindaco».

«Un lungo lavoro»

«Oggi - ha affermato il sindaco - festeggiamo la conclusione dei lavori di ristrutturazione di un immobile sequestrato alla mafia 27 anni fa, in alcune parti incendiato, ovviamente dolosamente, e riqualificato in meno di due anni. Per la nostra città, quello di oggi è il punto più alto di un percorso di legalità, fortemente voluto e iniziato nel 2019. Allora, non esito ad affermarlo, Cantù non era consapevole dei rischi che stava correndo. Arresti e processi ci hanno fatto fare i conti con la realtà, ci hanno dimostrato l’urgenza di affermare con maggior fermezza la presenza delle istituzioni. Con il Centro Studi Sociali contro le Mafie Progetto San Francesco e il suo presidente Benedetto Madonia abbiamo iniziato una stretta collaborazione. Come non ricordare poi le emozioni fortissime nell’ottobre del 2021 nella nostra piazza Garibaldi davanti alla Quarto Savona 15 (l’auto della scorta di Falcone, anch’essa distrutta nella strage di Capaci, ndr)». In tre giorni arrivarono 15mila persone.

«Impegno continuo»

Per l’assessore regionale all’innovazione Alessandro Fermi: «Abbiamo già destinato 6 milioni di euro a questi edifici, nel prossimo biennio ci saranno altri 3 milioni e mezzo». Bruno Corda, già prefetto di Como, è ora direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata: «Lo Stato è fortemente presente. E privare il soggetto mafioso di un bene è il peggiore schiaffo che si possa dare al mafioso medesimo».

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