Un tumore benigno e un intervento fatale: è morta a 31 anni Giorgia Passafini

CantùA causare la sua morte sono state le complicazioni subentrate durante l’intervento per tumore benigno al cervello. La piangono i familiari e la piccola Sophie, sua figlia. Il compagno incredulo: «Un incubo»

Il primo tempo è durato trent’anni, come raccontano le immagini che fotografano le tappe della sua vita, il diploma, il lavoro in autoscuola, la passione per la pallavolo, ancora, la convivenza e la gioia della prima figlia, Sophie.

Il secondo tempo, invece, non è durato più di un anno, da quando gli esami hanno dato un nome a quella sensazione di intorpidimento della guancia, un neurinoma al cavo uditivo.

La classificazione del tumore come benigno aveva dato speranza alla famiglia durata il tempo dell’operazione perché, lunedì, Giorgia Passafini, 31 anni, si è spenta a seguito delle complicanze di un intervento ripetuto centinaia di volte l’anno all’ospedale, quello di rimozione della massa dalla testa, al Besta di Milano.

Insieme da 16 anni

«Mi sembra di vivere un brutto sogno» ha detto Carlo Pellecchia costretto a confrontarsi con la morte inaspettata della compagna nemmeno un mese prima del loro sedicesimo anniversario. «Nessuno durante il percorso di cura ci ha mai prospettato un esito negativo. Nemmeno i medici quando hanno presentato l’operazione alla testa perché, avevano spiegato, sono interventi che effettuano circa 600 volte l’anno e solo 3 o 4 dei pazienti vanno incontro alla morte. E l’intervento è andato bene, ma sabato ha iniziato ad avere un forte mal di testa che i sanitari hanno spiegato essere una conseguenza dell’operazione che introduce aria che preme sul cervello fino a che non si riassorbe».

L’aneurisma

La situazione, però, precipita. «Domenica è stata operata d’urgenza per un arresto cardiaco dovuto ad aneurisma» ha ricordato i contenuti della chiamata il compagno «Lunedì hanno decretato la sua morte. Ha donato gli organi, era una sua volontà, sono sicuro che salverà diverse persone. Noi, invece, siamo tutti increduli: sto aspettando di svegliarmi da questo schifo».

Quando il dolore sfida anche la ragione, tocca alle parole restituire la realtà. Quella di una compagna che amava la sua famiglia, dedicando loro il suo tempo, quello di una donna che amava la pallavolo, una passione che l’ha portata ad allenare la squadra San Carlo di Fecchio.

E, soprattutto, quello di una mamma che ha scoperto con il parto la massa tumorale, seguendo dall’ottobre di un anno fa il percorso di cura spinta dalla gioia di poter stringere tra le sue braccia Sophie dove oggi il padre Carlo la vede rivivere nei suoi occhi che raccontano l’amore di Giorgia per loro.«Sophie è l’unica mia forza, l’unica mia via d’uscita» ha aggiunto Carlo che su Facebook ha dato voce ai suoi pensieri «una parte di me è morta con te, Giorgia».

Due le comunità che sostengono la famiglia, quella di Cantù, dove la coppia viveva, e quella di Mariano, dove il nome di Giorgia è legato a Perticato grazie ai parenti, come Silvano, l’artista del presepe locale. Proprio a Perticato, verrà tumulata Giorgia, dopo l’ultimo saluto nella chiesa di Mirabello, fissato per le 14 di sabato.

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