Ex sindaci e dipendenti comunali. Tutti assolti a Campione d’Italia

Sentenza Dopo il giudice delle udienze preliminari di Como, anche in Appello giudizio favorevole per gli accusati. L’inchiesta sul Casinò riguardava, tra gli altri, Salmoiraghi e Piccaluga

Tutto confermato anche di fronte ai giudici dell’Appello di Milano, cui si era rivolta la Procura di Como impugnando i proscioglimenti letti in Tribunale a Como dal giudice delle udienze preliminari Andrea Giudici. Una decisione che aveva cancellato buona parte delle accuse che, nell’ambito delle indagini sul dissesto del Casinò di Campione d’Italia, erano state messe nero su bianco dalla pubblica accusa.

La vicenda, inutile nasconderselo, è complessa e – per usare proprio quelle che erano state la parole dello stesso gup – aveva finito con l’abbracciare «una pluralità di vicende indipendenti, che avrebbero senz’altro meritato di essere affrontate a parte».

Bilancio e Casa da gioco

Partendo infatti da indagini su problematiche legate al bilancio del Casinò e sulle vicende che erano ruotate attorno alle difficoltà della casa da gioco, erano state inserite contestazioni di abuso d’ufficio, rivolte tra gli altri agli ex sindaci Roberto Salmoiraghi e Marita Piccaluga, tutti sì rinviati a giudizio – assieme ad altri ex tecnici comunali e imputati - ma per un ridotto numero di contestazioni rispetto a quelle inizialmente contestate.

Ed erano anche confluite, in questo maxi fascicolo con sedici imputati, accuse a vario titolo di corruzione come quelle in carico di quelli che quando avvennero le vicende erano il comandante della polizia locale di Campione d’Italia, Maurizio Tumbiolo, e la dirigente del settore economico del Comune, Emanuela Maria Radice, pure loro scagionati dalle accuse che erano state rivolte. Insomma, tutta questa mole di proscioglimenti – con una lunga serie di «non luogo a procedere», «estinzione di reato per intervenuta prescrizione», «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato», «perché il fatto non sussiste», «perché il fatto non costituisce reato» - ieri è stata confermata anche dal giudice di secondo grado, che ha respinto quello che era stato il ricorso presentato dalla Procura.

Una decisione che non chiude la vicenda penale del dissesto del Casinò, perché una parte di quelle che erano state le ipotesi di reato della pubblica accusa erano comunque rimaste in piedi, tanto che era stato esercitato il rinvio a giudizio per 16 imputati che è ancora in attesa della fissazione di una data dibattimentale.

Il secondo filone

Inoltre, oltre a queste contestazioni, si è di recente aggiunto un secondo filone di indagine per reati fallimentari notificati dopo il passaggio del concordato preventivo in Tribunale. Insomma, come detto in avvio, la vicenda di cui stiamo scrivendo è davvero molto complessa e variegata. Banalizzandola, una buona parte di accuse sono cadute, altre rimangono in piedi e attendono in vaglio dell’aula. L’unica posizione che invece è rimasta di nuovo fuori da tutto con il «non luogo a procedere» – in primo e in secondo grado, per non aver commesso il fatto e perché il fatto non costituisce reato – è quella di Angelo Maria Palma, difeso dall’avvocato Marco Franzini e dal professor Oreste Dominioni, dottore commercialista cui veniva contestato un concorso nel falso in bilancio e che invece ne è uscito senza alcuna responsabilità.

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