Test Invalsi con esiti preoccupanti per gli studenti comaschi. La parola ai presidi: «Il Covid ha inciso, ma non spiega tutto»

Scuola I risultati fanno emergere problemi nella comprensione del testo e in matematica. Grohovaz: «Ragazzi poco motivati e superficiali». Campisano: «Discutibile questo parametro»

Uno studente su due fatica a comprendere un testo scritto e le valutazioni sono molto basse anche in matematica. Emerge dai risultati nazionali delle prove Invalsi, fotografia preoccupante che rispecchia da un lato la scarsa qualità della Dad durante il periodo della pandemia, dall’altra una preparazione che denota ancora numerose crepe negli studenti, i quali raggiungono solo a fatica il livello base di conoscenze. Le differenze tra nord e sud restano notevoli, ma in Lombardia non si è verificata l’inversione di tendenza che ci si aspettava, dopo gli anni del Covid.

La comprensione del testo ha rappresentato l’elemento più critico per gli studenti, in particolare alle superiori: «Le scuole lavorano sulla comprensione, ma evidentemente non nelle forme più utili - dice Roberto Peverelli, preside del “Paolo Carcano” - All’esame di Stato la richiesta che viene fatta al candidato consiste nel ricapitolare quanto spiegato, dunque contenuti assimilati dalla lezione e non dal testo stesso. I manuali scolastici sono facilitati per l’apprendimento, analisi forse troppo sporadiche, che non bastano quando si incontra il testo originale. Il Covid ha inciso, e forse proprio le Invalsi sono una discriminante utile per valutarne i danni, in ogni caso temo ci sia un problema di fondo da risolvere».

Colpa della pandemia, ma non solo

Il campanello d’allarme coinvolge anche gli studenti della scuola primaria, dove si assiste a un indebolimento dei risultati in tutte le discipline: «Non sono particolarmente sorpresa, perché mi ero già fatta l’idea di questo calo durante gli esami – commenta Valentina Grohovaz, preside dell’istituto Como Centro - È cambiato l’approccio: vedo una grande superficialità dei ragazzi, meno motivati all’apprendimento. Ogni anno ci interroghiamo sui risultati Invalsi e la tendenza dovrebbe essere in miglioramento, purtroppo non è così. Questo periodo è uno snodo importante sotto diversi punti di vista; il Covid non deve giustificare tutto».

In seconda e in quinta elementare (gli anni in cui vengono effettuate le prove) le difficoltà si sono verificate soprattutto in italiano e matematica, mentre restano in linea le valutazioni di inglese.

Le opinioni dei presidi sui risultati delle Invalsi

Per Michela Ratti, dirigente dell’istituto Como Lora, il Covid è stato determinante per questi risultati: «Temo che il calo del rendimento sia dovuto allo stop per la pandemia, perché fare due anni in quel modo lascia il segno. Ora ci vorrà del tempo per cristallizzare le conoscenze e insistere ancor di più sulle abilità logiche e di ragionamento. In generale i dati rispecchiano una situazione comune».

Silvana Campisano, preside del Caio Plinio, invita a dare il giusto valore a questi risultati: «Prove standardizzate come quelle Invalsi sono valide se lo scopo è quello di rilevare la distribuzione di alcune conoscenze e abilità su ampie fasce di popolazione. Tuttavia, usarle per valutare le competenze dei singoli è metodologicamente discutibile. Chi insegna osserva nel tempo, tra le altre cose, il livello di autonomia, la continuità nel corso dei mesi, la diversa tipologia della situazione e di risorse fornite. Invece, con una sola prova, e prevalentemente a risposta multipla, è impossibile ottenere indicazioni rispetto a queste quattro dimensioni».

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