Avvocatura in crisi: la grande fuga è soprattutto femminile

Professioni Su 2.650 professionisti under 35 che abbandonano la professione due su tre sono donne - «Penalizzate dal punto di vista economico e dei diritti»

Avvocatura e crisi, due parole poste una al fianco dell’altra nel titolo dal rapporto 2023 realizzato da Cassa forense in collaborazione con Censis. La professione di avvocato tra i più giovani, e in particolare tra le giovani donne, è sempre più ostica: non è un caso che su 2.650 professionisti under 35 che hanno abbandonato la libera professione, ben due su tre siano donne. «Il problema delle donne è drammatico nella libera professione – commenta la professoressa Francesca Ruggieri, direttore del dipartimento di diritto, economia e culture all’università Insubria – si pensi solo che da pochissimo tempo è stato riconosciuto alle professioniste il diritto di maternità».

Giovanni donne più penalizzate dal punto di vista economico

Il tema è particolarmente urgente in una facoltà, come quella di giurisprudenza, dove tra i neoiscritti la prevalenza delle studentesse è comune a diversi atenei e si conferma nei dati relativi ai laureati nell’ateneo comasco che, nel 2022 all’Insubria, erano 60 e il 75% del totale era composto da donne. Sono numeri che però si scontrano con la realtà del mondo del lavoro, dove la professione di avvocato è composta prevalentemente da donne solo nei primi anni (secondo il rapporto di Cassa forense i giovani avvocati iscritti con età inferiore ai 34 anni sono nel 57,9% dei casi donne) ma con il passare degli anni il loro numero si riduce progressivamente. Ben oltre la metà degli iscritti over 54 sono infatti di genere maschile (63,6%).

Anche perché, come si legge nel rapporto, «le giovani donne avvocato sono le più penalizzate dal punto di vista economico dal momento che l’importo totale del loro reddito non solo è inferiore al valore medio calcolato su ciascuna delle fasce d’età prese in esame, ma è anche più basso se messo in relazione con quanto viene percepito dai colleghi uomini».

Donne e libera professione

Una condizione che la professoressa Ruggieri conferma: «Non sempre la condizione di donna è compatibile con la professione di avvocato, specialmente laddove ci sia un desiderio di maternità. Un altro tema presente è quello del lungo tempo di attesa prima di poter entrare nel mondo del lavoro: paradossalmente, la figura femminile sta prevalendo nel ruolo di magistrato, che è aperto alle donne solo dal 1963, dove per accedere è possibile partecipare al concorso già dopo la laurea. Mentre per l’avvocatura bisogna prima fare due anni di praticantato».

Prima di lavorare servono due anni di pratica

«È però anche vero che la facoltà di giurisprudenza non prepara solo alla magistratura o all’avvocatura – specifica Ruggieri – anzi, noi insegniamo una metodologia che può poi portare a svolgere professioni diverse. Alcune mie studentesse, per esempio, si sono indirizzate verso l’organismo di vigilanza, dove c’è ancora tanto margine di opportunità professionali. Altre scelgono l’ambito aziendale o d’impresa: l’università le forma alla comprensione e all’interpretazione della legge e questo ha poi svariati campi di applicazione». Il tema della crisi della libera professione però non è estraneo all’Insubria, che infatti lo affronta sul profilo generale proponendo focus su diritto e ambiente, diritto e moda oltre che diritto svizzero: «I nostri studenti vanno a lavorare in Canton Ticino, dove manca una facoltà di giurisprudenza. L’Insubria offre poi momenti di formazione che focalizzano il futuro della professione sul territorio, andando a toccare temi locali».

L’impegno dell’Insubria

L’impegno proseguirà anche con l’inizio del nuovo anno accademico; a dicembre l’università ospiterà una due giorni di discussione e confronto sul futuro della Giurisprudenza, con focus locale e dando la parola anche agli studenti. Un impegno che non può ignorare d’altra parte la questione di genere: «Le nostre studentesse mostrano, nei confronti del loro futuro professionale la stessa preoccupazione delle loro colleghe di altre facoltà. Il tema è più ampio e non riguarda solo giurisprudenza». Anzi, il tema riguarda proprio il mondo del lavoro in generale, di cui la professione di avvocato non mostra altro che uno spaccato dei problemi di genere: «Ma le conquiste ci sono – conclude Ruggieri – lo vedo perché quando discuto della mia materia, nella maggior parte dei casi, sono circondata da donne. Fuori dall’accademia, però, indubbiamente ci sono ancora molti passi da fare».

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