Bufera Insubria: anche il Cda si spacca, rettore sempre più solo

Università Tensione sul ruolo della neonata fondazione. Lo statuto non è mai passato dal Senato accademico ma il Consiglio di amministrazione non ne era informato

Acque sempre più agitate ai vertici dell’Università dell’Insubria. Dopo che il Senato accademico con un’astensione di massa su un voto chiesto dal rettore e sponsorizzato dal suo vice ha sostanzialmente - anche se non formalmente - sancito una sorta di sfiducia nei confronti del vertice dell’Ateneo (fatto mai accaduto prima), anche il Consiglio di amministrazione, nei giorni scorsi, si è spaccato. Costringendo lo stesso rettore a ritirare un proprio ordine del giorno.

Motivo del contendere la Fondazione Università dell’Insubria (Fui), voluta fortemente proprio dal rettore Angelo Tagliabue, la cui costituzione era stata approvata da tutte le istituzioni universitarie, ma che ora sta causando fratture. Il perché è presto detto: la versione finale e definitiva dello statuto della Fui, quella in cui si dà atto che la Fondazione sarà chiamata a gestire l’impero immobiliare dell’Università e, in particolare, i collegi per gli studenti (tra i quali il collegio Santa Teresa a Como), non sarebbe mai passato dal Senato accademico.

Il motivi dello scontro

Il Senato Accademico è l’organo collegiale decisionale più importante dell’università. Da regolamento esprime pareri obbligatori “sui piani pluriennali di sviluppo dell’Ateneo”, sugli “atti di programmazione”, “sul bilancio” e, soprattutto, “formula proposte e pareri obbligatori al Consiglio di amministrazione”. Tradotto: prima di approdare per approvazione in Cda, le delibere più importanti devono passare dal Senato Accademico o, se passano prima dal Cda, è perché l’approvazione finale spetta al Senato Accademico.

Non è un caso che la costituzione della Fondazione Università dell’Insubria sia dovuta passare prima dal parere favorevole dei “senatori”. La frattura tra questi ultimi e il loro presidente, ovvero il rettore Tagliabue, si consuma a fine dello scorso anno, deflagrando definitivamente nei mesi scorsi. Ma la prima crepa risale a poco meno di un anno fa. Ovvero quando, a fine maggio, il Consiglio di amministrazione si ritrova ad approvare lo statuto definitiva della Fondazione. Senza però che lo stesso fosse passato prima, per il solito parere obbligatorio, dal Senato Accademico.

La spaccatura

Proprio questo passaggio ha minato le fondamenta del rapporto di fiducia tra il rettore e gli altri componenti dell’organo collegiale più importante dell’Insubria. Che, a fine marzo, si sono astenuti in massa dall’approvazione delle linee guida e della convenzione per i rapporti tra l’università e la fondazione.

A quel punto la bufera ha investito inevitabilmente anche il Consiglio di amministrazione dell’Insubria, convocato nei giorni scorsi. Il rettore è stato di fatto costretto a ritirare l’ordine del giorno sulla fondazione, dopo che aver registrato la spaccatura in seno al cda. Alcuni membri avrebbero infatti sottolineato di non essere mai stati informati del fatto che il Senato Accademico fosse all’oscuro dell’approvazione dello statuto, del trasferimento della gestione dei collegi per gli studenti, di altri immobili da adibire ad alloggi universitari e pure dell’atto costitutivo. Il Senato Accademico tornerà ora a riunirsi il 24 aprile e 5 giorni dopo toccherà al Cda. Due date importanti per testare i rapporti ai vertici.

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