Cade in moto e si rompe il polso. Condannata l’investita

L’incidente Ritenuta colpevole di lesioni stradali, era in giro a piedi.Un mese e 20 giorni di pena: attraversava mentre transitava lo scooter

Era il 10 ottobre 2019. Lungo la via Lucini una serie di auto ferme in colonna, avevano ripreso la marcia per immettersi in viale Roosevelt appena il semaforo è diventato verde. Proprio in quel momento un pedone che attraversava la strada, non sulle vicine strisce pedonali – poste a circa 16 metri – ma passando tra le vetture, era finito davanti ad un motorino Nbk condotto da una donna di Albate che, in seguito all’impatto, era caduta a terra riportando la frattura della mano. Il pedone invece non aveva riportato conseguenze dall’investimento.

Ieri mattina quell’incidente è finito in aula davanti al giudice Maria Lombardi Stocchetti chiamata a decidere sull’ipotesi di reato – avanzata dal pm Simona De Salvo – di lesioni personali stradali gravi. Sotto accusa non il motociclista o l’automobilista di turno, bensì il pedone che non aveva attraversato sulle strisce pedonali che pure erano a poca distanza, causando dunque l’incidente.

Ad essere giudicata è stata Rosetta Lauro, 63 anni, condannata a un mese e 10 giorni oltre ad una provvisionale da 3 mila euro in favore della parte civile, rappresentata dall’avvocato Pasquale Saggiomo.

La donna che guidava il motorino aveva sottolineato come «l’intenso traffico» di quel giorno le «rendeva difficile la visibilità», all’interno tuttavia di un comportamento nel pieno rispetto delle norme viabilistiche, dentro la propria corsia di marcia in cui si era trovata di fronte il pedone. E proprio quell’attraversamento, secondo quanto poi ricostruito dalla procura, aveva fatto perdere il controllo della moto «cagionando lesioni personali colpose» alla vittima consistite nella frattura di una mano e in una prognosi importante di 40 giorni.

Secondo il pubblico ministero, insomma, quell’incidente non su responsabilità del motociclista, ma del pedone per il suo attraversamento «fuori dalle apposite strisce pedonali presenti a 16 metri di distanza». Una

posizione che ha portato in aula la donna sessantatreenne che è stata poi condannata per lesioni stradali gravi, a una pena comunque inferiore rispetto a quanto era stato invocato dal pm (2 mesi).

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