Como e la Svizzera, chi si rivede
Stop ai divieti su spesa e shopping

Da oggi libertà di movimento al confine - Niente controlli sanitari, ma da noi rimane l’obbligo di mascherina - Il ministro Di Maio domani a Brogeda e Ligornetto

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che domani incontrerà a Ligornetto (Mendrisio) l’omologo svizzero Ignazio Cassis, ha definito la riapertura delle frontiere, scattata a mezzanotte, come il “D-Day, la giornata della riapertura europea”. E non potrebbe essere altrimenti considerato che nell’area Schengen l’ultimo Paese a dire sì alla riapertura è stata mercoledì scorso la vicina Svizzera, da giorni sulle barricate dopo la decisione del Governo italiano di riaprire in ingresso le frontiere dal 3 giugno.

Da oggi tutto o quasi torna alla normalità. Ciò significa che dal Canton Ticino e dalla Confederazione ci si potrà recare nel Comasco e nelle province di confine per spesa e shopping - tanto che ieri su alcuni social è stato annunciato un “tornado” di auto ticinesi direzione Como -, mentre dal nostro territorio e dai territori di confine ci si potrà recare in Ticino non solo per lavoro, ma anche per il pieno di carburante o per turismo. Paese che vai, regola che trovi e così se Berna ha annunciato un generico potenziamento dei controlli al confine, chi si recherà oggi nel Comasco o comunque in Lombardia dalla Confederazione (a cominciare dai Cantoni Ticino e Uri, il riferimento è al nostro territorio) dovrà tenere in considerazione l’obbligo - in vigore fino al 30 giugno - di indossare la mascherina protettiva. E su questo punto ha posto l’accento anche Bellinzona, fermo restando che in Ticino indossare la mascherina è consigliato, ma non obbligatorio.

«I nostri commercianti aspettano a braccia aperte i clienti ticinesi e svizzeri e credo che la Confederazione si sarebbe potuta tranquillamente allineare all’Italia per la riapertura delle frontiere. Credo che però la svolta arriverà sì con la riapertura delle frontiere, ma soprattutto quando decadrà l’obbligo di indossare la mascherina protettiva. E questo perché il “fattore paura” si attesta ancora su livelli importanti - sottolinea il presidente di Confcommercio Como, Giovanni Ciceri -. Cito un sondaggio nazionale, in base al quale una percentuale tra il 40 ed il 70% di cittadini ha ancora timore a recarsi al ristorante. Servono messaggi rassicuranti in questo anno difficilissimo. E’ chiaro che quando cadrà il divieto di indossare la mascherina protettiva, molte cose cambieranno. Con comportamenti più responsabili da parte di alcuni - che il concetto di mascherina e distanziamento l’hanno interpretato a modo loro - forse questo momento sarebbe potuto già arrivare».

Per Confcommercio Como, la clientela svizzera al primo posto metterà ancora abbigliamento e fashion, seguiti poi dagli alimentari (c’è grande curiosità per capire se già questa mattina ci saranno code in uscita ai valichi) e dalla ristorazione. La base di partenza è solida, considerato che gli svizzeri hanno fatto acquisti all’estero per 11 miliardi di franchi e, nel dettaglio, il 47,4% dei ticinesi - in pratica uno su due (fonte comparis.ch) - si è recato regolarmente in Italia per comperare ad esempio carne, frutta e verdura.

Per la Svizzera ieri c’è stato anche un piccolo giallo, considerato che la Germania ha annunciato la riapertura delle frontiere dalla mezzanotte di lunedì (e non di domenica) salvo poi tornare sui propri passi.

Sul fronte del turismo, l’Italia avrà qualche giorno di vantaggio sulla Spagna dove i confini con gli altri Paesi europei riapriranno il 21 giugno. Il prossimo dunque potrebbe essere un fine settimana importante per il nostro lago, visto il filo diretto con i turisti rossocrociati. In vista dell’incontro di domani, il ministro Di Maio ha voluto puntualizzare, infine, due concetti. Il primo è che «c’erano Stati che inizialmente avevano chiuso all’Italia ed agli italiani, ma il nostro Paese è sempre stato trasparente, abbiamo mostrato i dati epidemiologici, ci siamo impegnati e alla fine hanno cambiato idea», chiaro il riferimento alla Svizzera. Il secondo è che «sbloccare i flussi turistici significa far arrivare turisti stranieri in Italia, ma anche dare un ulteriore supporto all’economia».

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