I medici di famiglia sono sempre meno. «Ma ok alle Case di comunità»

Salute Nel Comasco più di sette su dieci superano i 1.500 assistiti e cento posti sono vacanti - Il presidente dell’ordine: «Dal 2026 situazione stabile. Intanto ambulatori con l’Asst Lariana»

Como

I medici di famiglia sono sempre meno, ma si sta lavorando per creare punti di riferimento territoriale all’interno delle Case di comunità

Più di sette medici di medicina generale su dieci superano ormai i 1.500 assistiti, nel Comasco gli ambulatori vuoti rispetto ai pazienti da seguire sono più di cento, quindi più di un terzo sui circa trecento posti complessivi da coprire. Oltre il 70% dei medici di famiglia si è laureato più di 27 anni fa, in Lombardia entro il 2026 ben 1.539 camici bianchi compirà 70 anni raggiungendo quindi la pensione.

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Errata pianificazione del ricambio generazionale

«Sì, poi però le cose si stabilizzeranno – dice Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici di Como – perché andati in pensione tutti questi colleghi il ricambio generazionale inizierà a produrre i suoi effetti e superato il 2026 le entrate cominceranno ad essere più delle fuoriuscite. Ci vorrà tempo, ma andremo verso una risalita della curva dopo anni di declino. Per questo ripeto che togliere il numero chiuso al corso di laurea in Medicina non ha senso. Riprodurremmo la pletora medica vista decenni fa». Le ultime domande d’iscrizione sono state circa 80mila per circa 19mila posti a disposizione, impossibile accogliere tutti. Secondo Anaao, il sindacato dei dirigenti medici ospedalieri «si stima che tra il 2023 e il 2032 quasi 109mila camici bianchi lasceranno la professione attiva, ma tra il 2023 e il 2032 si attendono 141mila laureati in Medicina e chirurgi».

Nel frattempo l’Asst Lariana, insieme ai medici di famiglia, spera di poter creare un punto di riferimento per il territorio all’interno delle Case di comunità, che pur essendo già state costruite non sono ancora del tutto piene di servizi e contenuti.

«Adesso però ci sono i presupposti – commenta ancora Spata – stiamo dialogando con i nuovi vertici dell’Asst Lariana, dando loro tempo per insediarsi al meglio. Ma credo riusciremo insieme a far partire dei nuovi progetti sfruttando proprio le Case di comunità. Penso ad esempio a degli ambulatori per le cronicità. Per gestire meglio i pazienti anziani, spesso soli e fragili. Geriatria, Diabetologia, Pneumologia, c’è spazio per fare da filtro ed evitare che queste persone finiscano sempre in Pronto soccorso. Sono ottimista, questo non significa però rinunciare ai nostri studi medici che garantiscono capillarità e presenza nei territori». Sulla carenza dei medici ieri è intervenuta anche la Fondazione Gimbe.

«La progressiva carenza di medici di famiglia consegue errori nella pianificazione del ricambio generazionale. Le soluzioni attuate, l’innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, la possibilità per gli specializzandi di acquisire mille assistiti con deroghe sui massimali, servono solo a tamponare una ulteriore desertificazione medica. Occorre dunque adeguare la programmazione del fabbisogno, pubblicare subito i bandi per le borse di studio, adottare modelli che promuovano il lavoro in team e realizzare la riforma dell’assistenza territoriale e quindi le case e gli ospedali di comunità e l’assistenza domiciliare».

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