Como, il presepe perfetto per il Giro di Lombardia

Un sabato di passione La partenza da Como, il passaggio da Cantù e nel Lecchese, l’omaggio al Ghisallo. Emozione e tifosi per l’addio alle corse del francese Pinot che qui vinse la gara nel 2018

Che festa! Che bello! Ogni volta che il Giro di Lombardia è qui, è un batticuore. Sembra sempre più emozionante. E forse, se ci riferiamo alla partecipazione popolare, potrebbe essere anche vero. Una folla da evento. Tanta gente. Tantissima. Ai pullman in zona stadio (in passato meta solo dei più appassionati, stavolta invece...); in Piazza Cavour al foglio firma, con le squadre sul palco a ricevere gli applausi; in Piazza del Duomo per la partenza vera e propria. Gente colorata, gente appassionata, tantissimi in bici, una festa del pedale. Da raccontare. Ciak, si gira.

Pullman

La zona dei torpedoni è stata presa d’assalto. E ogni volta (diciamolo sottovoce, prima che qualcuno se ne accorga) ti chiedi: ma come è possibile che un evento del livello di una supersfida calcistica o di un Gp di F1 consenta agli spettatori di infilarsi nella zona degli atleti? Pazzesco! Anzi, quest’anno sembrava ci fossero addirittura meno controlli. Tutti dentro, biciclette alla mano, ad accarezzare Roglic, fermare Pogacar, dare una pacca sulla spalla a Evenepoel. Bellissimo. Con le balene multicolori che sono arrivate alle 8.30, seguite dagli anatroccoli (le ammiraglie). La chioccia con i figlioletti.

Addio

Momento commozione (uno dei tanti). Molti francesi venuti apposta a celebrare l’addio di Thibaut Pinot, corridore francese della Groupama che qui vinse nel 2018. Bandiere, magliette dedicate, striscioni, persino una famiglia tutta vestita per l’occasione. Se avete tempo, guardate su youtube l’addio che gli ha dedicato il manager Madiot: da pelle d’oca.

Viavai

Il lungolario Trento si è trasformato in un viavai di corridori che facevano la spola tra la piazza e i pullman, per salire sul palco,e poi tornare ai team. Due ali di folla hanno creato uno spontaneo corridoio che li indirizzava in piazza. Una bellissima e spontanea dimostrazione di affetto. Pogacar con un sorrisino sghembo come se covasse già lo scherzetto. E le urla dei tifosi, che sono così magicamente diverse da quelle dei tifosi di tutti gli altri sport. Perché c’è una sorta di religioso rispetto per questi atleti che non fa andare nessuno oltre i limiti. Amore infinito, come recita lo slogan del Giro d’Italia.

Amatori

Tanti, tantissimi. Chi con la divisa perfetta della squadra (ma con una pancetta che evitava ogni possibile equivoco), chi tirato a lucido che nemmeno un professionista, chi con moglie e figli, chi con la squadra degli amici, orgogliosamente in divisa autoctona (come il gruppo Vasca), chi con l’ultimo ritrovato di tecnologia e chi con la vecchia bici da eroica. Il popolo del ciclismo.

Sindaco

Il sindaco di Como Alessandro Rapinese è salito sul palco con la banda tricolore e lo sguardo fiero. Già (crediamo) sta preparando le strategie per avere la corsa qui il prossimo anno, magari l’arrivo. Anche se, ribadiamo, la partenza regala scorci e momenti agli appassionati davvero unici.

Presepe

Se questo è un Natale degli sportivi, allora ci deve essere un Presepe. E il Presepe era la scena di Piazza del Duomo alla partenza. C’erano tutte le statuette al loro posto: i ciclisti ammassati uno vicino all’altro, la folla su due lati munita di telefonini, le macchine della polizia, le moto dei fotografi, le auto della direzione corsa.

A un certo punto, la scena più bella della giornata. Mancavano pochi minuti, forse tre o quattro, all’abbassamento della bandiera, quando un appassionato che era su un balcone sul palazzo di fronte al Duomo, è rientrato furtivamente nell’appartamento, ed è uscito di nuovo con la sua bicicletta da corsa fiammante, che ha appoggiato sulla ringhiera: che fosse per far assistere anche alla sua amata due ruote da millemila euro un momento così emozionante, o se fosse per far vedere ai ciclisti il suo gioiello, poco importa: ci è parso un gesto romantico, ricco di... amore infinito.

Come in ogni Presepe che si rispetti, il segnale definitivo doveva darlo una Stella Cometa, in questo caso l’elicottero delle riprese tv. Che nel ciclismo è come un oracolo che dà il lieto evento alla folla festante: la corsa è qui vicino a voi. E così, quando la mano invisibile ha messo sulla scena anche l’ultimo pezzettino volante, la corsa è partita, tra i tlac-tlac dei pedali e la gente che applaudiva. Sipario. Grazie Giro: sì, è amore infinito

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