Elezioni, la Svizzera va a destra. Avanza l’Udc anti frontalieri

Confine Al partito protagonista della campagna “Bala-i-Ratt” sono andati otto seggi in più. Dura sconfitta per i Verdi

Lo “tsunami verde” che quattro anni fa aveva spalancato le porte del Parlamento svizzero a concetti come “emissioni zero” o “largo alle energie alternative” ha subito un brusco stop ieri alle elezioni federali, cedendo il passo all’avanza imperiosa dell’Udc, cui in serata venivano attribuiti 8 seggi in più rispetto al 2019 in Consiglio nazionale, la Camera “bassa” del Parlamento svizzero. Segnale inequivocabile che la Svizzera da ieri ha deciso di virare in maniera decisa a destra, con un (nuovo) campanello d’allarme dietro l’angolo anche per i nostri frontalieri, considerato che l’Udc - il partito protagonista tra 2010 e 2011 dell’infausta campagna “Bala-i-Ratt” - ha già dato corso alla raccolta firme per una nuova consultazione popolare, seppur dai toni più moderati, in chiave “Prima i nostri!”.

Stando ai risultati (quasi) definitivi della serata, l’Udc avrebbe più di 60 seggi in Consiglio nazionale, mentre i Verdi - i veri sconfitti di queste elezioni federali, anticipate da una campagna elettorale senza grossi sussulti - dovrebbero fare i conti con 6 seggi in meno rispetto a quattro anni fa. Analogo discorso per i “Verdi Liberali”, che in Consiglio nazionale avrebbero racimolato 5 deputati in meno.

A completare la giornata per certi versi storica dell’Udc ci ha pensato in Ticino anche la rielezione in Consiglio degli Stati - l’equivalente del nostro Senato - di Marco Chiesa, attuale presidente nazionale del partito. Sempre in Ticino Lega e Udc hanno poi riguadagnato il seggio perso quattro anni or sono. Seggio lasciato sul campo dal Centro. Questo nonostante il calo della Lega dei Ticinesi, superati nel Cantone di confine proprio dall’Udc, che avrà dunque un seggio in più ticinese in Consiglio nazionale. A “salvare” il risultato elettorale del Centro, in Ticino, ci ha pensato Fabio Regazzi, rieletto in Consiglio nazionale, ma anche in buona posizione al Consiglio degli Stati. In caso di elezione in Senato, il suo seggio passerebbe a Giorgio Fonio, granconsigliere a Bellinzona e sindacalista dell’Ocst.

Significativo in questo contesto anche il dato di Lugano, la “patria” nobile della Lega dei Ticinesi, dove l’Udc ha messo la freccia occupando il secondo gradino della classifica cittadina davanti proprio alla Lega ed alle spalle del Partito Liberal Radicale.

La svolta a destra della vicina Confederazione è stata certificata anche da una nota, giunta in serata, a firma di Greenpeace, che si è detta preoccupata per l’esito delle elezioni federali, «in un momento in cui incombe la crisi climatica, con l’Udc che si mostra impermeabile a tutte le misure a favore dell’ambiente». Ai microfoni di TeleTicino, quasi a sera, è arrivato anche il commento a caldo del consigliere nazionale Piero Marchesi (rieletto a Berna): «L’importante è che l’area di destra si sia rafforzata, nell’interesse dei ticinesi. Nessuna rivalità con la Lega».

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