Epifania, il vescovo: «Sono le differenze
la vera ricchezza»

Il pontificale Ieri pomeriggio la celebrazione in Duomo: «L’annuncio evangelico ci invita a superare le barriere che ci separano dagli altri perché diversi o lontani da noi»

«Tutti gli uomini e le donne, da qualunque spazio del mondo e da qualsiasi condizione esistenziale provengano, sono attratti misteriosamente dalla luce di Cristo, il figlio di Dio, che ha assunto la nostra umanità in pienezza per insegnarci a condividere un’unica, medesima dignità, quella di essere tutti figli di Dio, da lui amati».

Gli orizzonti del cuore

Ieri pomeriggio, nel corso del solenne pontificale in Cattedrale, il cardinale Oscar Cantoni ha così sintetizzato il senso della festa celebrata, l’Epifania del Signore. «L’annuncio evangelico ci apre gli orizzonti del cuore, ci invita a superare quelle barriere che ci distanziano o che ci separano gli uni dagli altri perché diversi o perché lontani da noi». Da qui l’invito a realizzare «il grande sogno di Dio, rendere tutti i popoli della terra membri di un’unica famiglia, riuniti in piena familiarità, in stretta relazione con Dio e tra di noi». Un tema – questo – particolarmente caro al vescovo di Como, come già ribadito nel messaggio “Mai più soli” rivolto alla città di Como per la festa di sant’Abbondio, lo scorso 31 agosto.

«Quanto siamo ancora oggi lontani – ha aggiunto nell’omelia – da questo disegno di Dio che ci vuole tutti radunati alla sua stessa mensa! Lo documentano i fatti giornalieri della storia del mondo, ossia l’incapacità di convivere tra nazioni e popoli diversi. Noi stessi, a ben vedere, fatichiamo ad accettare la diversità degli altri e non riconosciamo che la vera ricchezza deriva proprio dalle nostre differenze».

Riferendosi poi ai Magi, protagonisti della pagina evangelica di ieri, il vescovo ha precisato che essi «riflettono il ritratto dell’uomo che avverte la nostalgia di Dio. Scoprono che Dio si è lasciato trovare proprio là dove non se lo aspettavano, non certo nel segno del potere, dell’apparenza o della superiorità, che alla fine generano solo tristezza, schiavitù e paura».

Ed è così che i santi sapienti, arrivati a Betlemme seguendo la stella, «scoprono con stupore la più grande e sorprendente novità della storia: Dio fatto uomo. E lo adorano», come ha sottolineato il cardinale. «Impariamo anche noi ad adorare: mettendoci al cospetto dell’Altissimo, scopriremo che la vera grandezza non consiste nell’avere o nell’apparire, ma nell’amare, nel fare della nostra vita un dono d’amore».

Un dono grande, appunto, proprio come l’oro, l’incenso e la mirra dati dai Magi a Gesù Bambino. «L’offerta dell’oro rivela che Cristo è venuto a cercare ogni uomo perché prezioso agli occhi di Dio Padre», mentre l’incenso simboleggia al meglio la preghiera che si eleva a Dio. «Porgiamo anche noi, infine, la mirra, con cui si ungevano i corpi feriti e straziati: ci annuncia la croce del Signore, ma ci invita anche ad accettare la nostra croce come espressione d’amore».

«Trasmettere la gioia»

E poi, «questi sapienti, avendo trovato colui che desideravano conoscere dopo averlo a lungo cercato, si rimettono in cammino per rientrare nelle loro terre. Hanno nel cuore il desiderio sincero di trasmettere la gioia che hanno sperimentato: non sono più quelli di prima, trasformati da questa straordinario incontro con il Dio bambino». Così anche oggi, «un nostro vero incontro con il Signore non solo trasfigura il nostro cuore, ma ci rende pronti a narrare le meraviglie che Dio ha compiuto in noi», ha concluso Cantoni.

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