False ricette per procurarsi ottomila dosi di morfina: arrestato medico comasco

Albate Professionista prelevato ieri mattina da casa da polizia e Guardia di finanza. L’accusa: botte ai genitori per costringerli ad andare in farmacia a prelevare lo stupefacente

L’ultimo mercoledì di maggio, racconteranno due pensionati comaschi ai poliziotti, il figlio era particolarmente nervoso. Sceso dalla sua stanza, nel tardo pomeriggio, avrebbe iniziato a prendere a male parole il padre. Voleva a tutti i costi - almeno secondo l’accusa - costringerlo ad accompagnarlo in farmacia ed entrare al posto suo a prendere un farmaco. La ricetta l’avrebbe firmata lui, che tanto è medico. Il farmaco in questione è morfina. Al rifiuto del padre si è così arrabbiato da ferirlo e costringere l’anziano genitore ad andare in pronto soccorso.

Le accuse a carico del medico

Un medico di guardia, del servizio di continuità assistenziale di Como, è finito in carcere con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate, truffa aggravata ai danni del sistema sanitario nazionale e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Marco Felice Civitillo, 42 anni, è stato prelevato da casa sua, ad Albate, ieri mattina all’alba dai poliziotti della squadra mobile di Como e dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle.

Ben sei i capi d’accusa ipotizzati a suo carico dal pubblico ministero di Como Michele Pecoraro, che hanno portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice Carlo Cecchetti. Secondo l’ipotesi investigativa il medico, pneumologo mancato, negli ultimi due anni avrebbe approfittato del contratto con Ats Insubria in qualità di medico di guardia, per procurarsi qualcosa come 8.500 dosi di morfina per sé, intestando le ricette mediche agli anziani genitori.

Stando a quanto ricostruito dai finanzieri - che si sono occupati dell’aspetto relativo alle prescrizioni per procurarsi la droga, tra l’altro a spese del sistema sanitario nazionale - solo una “ricetta rossa” su dieci, di quelle compilate sui blocchetti dell’Ats, serviva effettivamente ai pazienti. Il restante 90% era per sé.

Due inchieste convergenti

L’inchiesta in realtà nasce su più fronti. Da un lato le segnalazioni arrivate agli uffici della Questura dai medici del pronto soccorso, per le lesioni riportate dalla madre e dal padre del medico comasco. Dall’altro lato i sospetti per il quantitativo abnorme di morfina prescritta in nome e per conto di due pensionati. Un quantitativo tale che - sostiene un medico sentito dagli inquirenti - avrebbe causato sicuramente la morte degli eventuali utilizzatori finali. Anche per questo motivo tra le accuse mosse al camice bianco comasco - originario di Cantù - vi è quella della detenzione di droga ai fini di spaccio. Perché il sospetto è che solo una parte dell’incredibile quantitativo di fiale di stupefacente fosse per sé, mentre il restante fosse destinato a essere venduto. Su questo fronte le indagini devono ancora essere ultimate.

Ma ugualmente, anche se gli investigatori stavano completando una serie di accertamenti, si è deciso di intervenire perché nelle ultime settimane i presunti episodi di violenza nei confronti dei genitori erano aumentati. Da qui la decisione di arrestarlo e di portarlo in carcere, anziché limitarsi agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Il giudice ha anche sospeso il medico dalla professione per la durata di un anno.

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