Green pass senza vaccino
È boom di richieste
per il tampone “low cost”

Como: voci autorevoli criticano l’equiparazione per ottenere il certificato. Con il test dura 48 ore

Da fine luglio è aumentato il numero dei tamponi effettuati in provincia di Como, l’esito negativo del test garantisce il Green pass proprio come la vaccinazione. Questa equiparazione, anche se il certificato verde dopo il tampone vale solo per due giorni, è criticata da voci autorevoli nel mondo delle medicina, perché può indurre a fare test su test rinviando la vaccinazione.

I nuovi prezzi

Nel Comasco tra il 29 luglio e il 4 agosto, subito prima dell’obbligo del Green pass per ristoranti o eventi, sono stati processati 11.250 tamponi, dal 5 all’11 agosto 10.787. Nelle settimane precedenti la media era di 9mila, con punte minime di 8.500.

Ora il prezzo dei tamponi nelle farmacie convenzionate è anche calmierato, su indicazione del governo: 15 euro per gli adulti e otto per i minorenni. L’antigenico è gratis per le visite nelle Rsa, per i ragazzi dai 14 ai 19 anni attraverso il portale prenota salute e, dal 23 agosto, per i bambini dai 6 ai 13 anni. Il governo invece ha detto no al tampone gratis per gli insegnanti. Quindi la via maestra per i docenti è la vaccinazione.

Un’importante mole di tamponi assicura comunque un tracciamento efficace sul territorio. Ma è pur vero che l’incidenza dei nuovi positivi, rispetto alla forte crescita registrata nella seconda metà di luglio, sta leggermente calando. Dunque l’aumento dei test non può essere motivato soltanto dalla crescita dei contagi.

Inoltre, secondo Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell’Istituto Mario Negri, equiparare tamponi e vaccini ai fini del Green pass è «una stupidaggine», un errore al quale occorre trovare un rimedio.

«Il tampone fotografa in un arco ridotto di tempo l’assenza o la presenza del virus – dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como – ma non ci dà nessuna garanzia, non mette al riparo le persone dall’infezione. Serve al massimo ad andare al cinema, all’estero o al ristorante. Ma non è pensabile che i non vaccinati continuino in eterno a fare tamponi rinviando la vaccinazione. Non è giusto. Il tampone non è prevenzione, la vaccinazione invece sì. Ricordo anche che il vaccino è un atto di responsabilità nei confronti dei soggetti fragili e immunodepressi, che non possono ricevere il siero anti Covid e che devono sperare nell’immunità di gregge per una protezione indiretta».

I non vaccinati

I medici di medicina generale, a giugno, hanno ricevuto dall’Ats Insubria l’elenco degli assistiti non ancora vaccinati da chiamare, per convincerli uno a uno. La quota dei non vaccinati è scesa, ma anche tra gli anziani è rimasto quasi intatto lo zoccolo duro di chi non ha aderito alla campagna vaccinale. Certo la quota dei comaschi coperti sta aumentando, tra i giovani e tra gli over 50. Ai primi di settembre i medici attendono dall’Ats gli elenchi aggiornati, per tirare le somme e tentare di concludere la campagna anti Covid.S. Bac.

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