I dati sui decessi restano allarmanti
I medici: «Rispettate le regole»

La provincia di Como nell’ultimo mese è tra le più colpite di tutta la regione: 6 lutti al giorno - I medici: «Zona gialla ma non abbassate la guardia»

Como

Da domani la Lombardia è in zona gialla, ma a Como il numero di decessi per Covid rimane tra i più alti e dolorosi dell’intera regione.

Gli indici di contagio regionali, valutati dal ministero della Salute, hanno portato il nostro territorio ad un rapido passaggio dalla zona rossa a quella arancione prima e a quella gialla poi, con un conseguente maggiore spazio alle libertà personali ed economiche.

Per Como però le cose non sono andate bene nemmeno a gennaio. La nostra provincia come tasso di mortalità è stata insieme a Varese la più colpita nella seconda ondata, a novembre. Ma anche durante questo mese ormai finito il numero dei morti messo in relazione con il numero degli abitanti ci trova purtroppo in testa.

Passato il primo dell’anno abbiamo pianto fino a venerdì per colpa del virus 163 vittime, con un’incidenza sui residenti pari allo 0,03%. Solo Pavia ha una percentuale superiore, 0,04% con 197 decessi. Anche Mantova con uno 0,03% e 136 vittime ha una coda di decessi davvero dolorosa. C’è poi Varese, 226 decseis, 0,03% d’incidenza sempre in relazione alla popolazione totale. Gli altri territori sono meno colpiti, per esempio le 459 vittime nel Milanese a fronte di 3 milioni e 265mila abitanti sono statisticamente meno.

A Bergamo, colpita al cuore in primavera, la pandemia sembra essere quasi sfumata, 32 vittime a gennaio su 1 milione e 108mila abitanti. E del resto il tasso di contagi nel Comasco alla metà del mese era pari a 60,63 ogni mille abitanti, contro il 50,89 della Lombardia, la Regione più colpita dal virus. Il 4,3% dei casi conclamati a Como è deceduto, uno dei tassi di moralità più alti d’Italia.

A gennaio nella città capoluogo i decessi sono del 72% superiori a quelli del gennaio 2020. Per nuovi positivi nelle ultime settimane siamo dietro soltanto a Brescia. I contagi, abbiamo imparato, dopo un primo periodo possono far insorgere sintomi, una fetta minoritaria di soggetti può arrivare al ricovero. «Infatti io sarei stato più prudente sul passaggio alla zona gialla – dice Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici di Como – perché l’andamento dei positivi è ancora importante. Il virus è ancora presente, circola. In zona gialla ci siamo già stati salvo tornare al centro del ciclone. Inutile ricordare dove ci hanno condotto i comportamenti poco responsabili questa estate e a settembre. Io invoco sempre prudenza. Si rispettino le regole e si mantenga la distanza. Poi certo è comprensibile che la gente voglia riappropriarsi di molte libertà, stando attenti tutti possiamo farlo. Come pure l’economia che ha delle esigenze e non può stare ferma troppo a lungo».

C’è un pericolo che spaventa più di tutti Spata e che è stato sottolineato anche dai vertici dell’Ats Insubria. «Tornare ad un picco pandemico durante la vaccinazione di massa – dice il presidente dei medici comaschi –. Se dovessimo trovarci nelle condizioni di aprile o di novembre quando dovremo vaccinare migliaia di persone, si spera presto, sarebbe un vero guaio. Rischieremmo di inficiare la campagna, rallentare le operazioni e mettere in pericolo soggetti a rischio contagio».

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