I maltrattamenti all’asilo di Sagnino. Confermata la condanna della maestra

L’Appello Ribadita la pena (un anno e 10 mesi), ma non dovrà seguire un percorso di recupero. I fatti risalgono al 2017, i genitori all’uscita del piccolo avevano notato una guancia arrossata

Anche i giudici della Prima sezione penale della Corte d’Appello di Milano hanno confermato la decisione che era stata presa in Tribunale a Como e che aveva portato alla condanna ad un anno e 10 mesi (per maltrattamenti) per la maestra dell’asilo di Sagnino denunciata ormai sei anni fa.

La sentenza è stata letta in «parziale riforma» di quella che era stata la decisione presa nel palazzo di giustizia lariano, visto che è stata revocata la richiesta di partecipazione dell’imputata ad un percorso di recupero cui, in primo grado, era stata subordinata la sospensione condizionale della pena. Per il resto, tutto è stato confermato, l’ammontare della pena – come detto quantificata in un anno e dieci mesi – e pure il risarcimento alle due parti civili costituite, ovvero i genitori di due bambini che frequentavano l’asilo rappresentati in aula dagli avvocati Luca Calabrò e Christian Galantucci.

«Non abbiamo mai voluto demonizzare la struttura – ha tenuto a precisare l’avvocato Galantucci dopo la lettura del dispositivo della sentenza – anche perché ci lavorano persone squisite, ma solo quello che accadde in quei giorni. I miei assistiti erano increduli dopo la visione del filmato e si convinsero ad agire proprio dopo quelle immagini».

Ed in effetti, la vicenda era nata dalla denuncia di una sola famiglia che – nella primavera del 2017 – all’uscita dall’asilo del figlio, aveva notato la guancia del figlio arrossata. Alla domanda su cosa fosse successo il piccolo aveva risposto di essere stato preso a schiaffi dalla maestra, Antonella Telesca. L’indagine era stata aperta poco dopo, ed era finita sui tavoli della squadra Mobile della Questura di Como che aveva iniziato – di nascosto – ad ascoltare e filmare quello che accadeva nelle aule. Durante il processo di primo grado anche gli agenti di polizia erano stati chiamati a testimoniare in aula, raccontando quello che avevano osservato.

Le riprese delle lezioni dentro l’asilo erano proseguite per ben 45 giorni, con gli agenti di polizia che si collegavano di nascosto prima dell’arrivo dei piccoli e che rimanevano in ascolto fin dopo l’uscita dell’ultimo bambino. Un mese e mezzo, in cui vennero raccolti elementi poi confluiti nel fascicolo che era stato coordinato dalla procura di Como.

La difesa, con l’avvocato Giuseppe Colucci, non era rimasta a guardare: la maestra aveva sempre negato le accuse di maltrattamenti in modo deciso sostenendo la propria correttezza tanto che agli atti era finita anche una lettera con le firme di una decina di altri genitori che avevano definito l’imputata una brava maestra. La stessa procura, in tutti i mesi dell’indagine, non aveva mai chiesto misure restrittive o provvedimenti a carico dell’insegnante.

L’attesa delle motivazioni

Insomma, la vicenda – più battagliata che mai – era arrivata al passaggio cruciale della prima sentenza di Como ora confermata anche in Appello. La difesa ha sempre rifiutato categoricamente l’accusa di maltrattamenti, parlando dopo il primo grado «al massimo dell’abuso di mezzi di correzione, ma secondo noi neanche quello». Ora aspetterà le motivazioni del secondo grado per poi scegliere come muoversi.

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