«I pazienti fragili? Diecimila visite a casa e un nuovo progetto»

Salute Asst Lariana e il dibattito sulle cure agli anziani: «Una strada lunga ma l’assistenza domiciliare esiste. La presa in carico è reale, lavoriamo con i medici di base»

Contattare i pazienti che più spesso si rivolgono al Pronto soccorso per gestirli meglio, con i medici di medicina generale.

Spesso i cittadini, soprattutto quelli anziani e fragili, raccontano di non riuscire a trovare adeguate risposte sanitarie ai loro bisogni di cura. Con la ricetta in mano non trovano posto per fare esami e visite e senza guardie mediche davvero funzionanti o medici sempre reperibili finiscono per rivolgersi direttamente al Pronto soccorso.

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Qualcosa è stato fatto

«La presa in carico dei pazienti cronici però esiste – dice Maurizio Morlotti, direttore socio sanitario dell’Asst Lariana – i medici di medicina generale e in particolare le loro cooperative sono sul tema molto attive. Come Asst siamo impegnati anche con gli infermieri di famiglia. Nel 2023 abbiamo fatto diecimila visite a domicilio così, inserendo i pazienti all’interno di percorsi controllati. Un numero che dobbiamo portare a oltre 12mila entro il 2026. Certo la strada è lunga, ma qualcosa è stato fatto ed è bene che i cittadini siano informati e non pensino che l’unica soluzione utile sia il Pronto soccorso».

Il primo attore resta il medico di famiglia, che da gennaio fa capo all’Asst e non più all’Ats. «Questo è un vantaggio – spiega ancora Morlotti –, possiamo con più facilità organizzarci e lavorare insieme. Proprio in queste settimane stiamo lavorando ad un nuovo progetto da realizzare nei prossimi mesi. Stiamo verificando gli accessi al Pronto Soccorso e analizzando quanti pazienti nel corso dell’anno scorso si sono presentati più di cinque volte. Insieme ai medici di medicina generale vogliamo arrivare ad una presa in carico precoce. Ci vorrà tempo, non sarà facile, ma dobbiamo cercare di gestire meglio le cronicità».

Di presa in carico si parla da anni, ma tanti pazienti continuano a sentirsi soli, nessuno li aiuta a prenotare esami e a combattere contro le liste d’attesa. «Cooperative come quella dei Medici Insubria seguono così nel Comasco più di 25mila pazienti – commenta il direttore socio sanitario dell’Asst Lariana – l’importante è che i cittadini siano gestiti, non importa se trovano una risposta in ospedale, da una cooperativa o in un presidio accreditato. Siamo tutti parte della stessa offerta sanitaria e dunque occorre lavorare per garantire a tutti una giusta copertura».

Le case di comunità

Se è vero che i medici di medicina generale restano i primi interlocutori è altrettanto vero che sono pochi, un ambulatorio su tre in provincia è vuoto. Non bastasse i camici bianchi non hanno mai voluto, almeno fino ad ora, concentrare le energie ed entrare nelle Case di comunità. Lo stesso assessore al Welfare Guido Bertolaso ha confermato che questi nuovi centri di cura devono a volte «inventarsi» nuovi servizi e offerte mediche in attesa dei camici bianchi, a cui le porte sono sempre rimaste aperte. «Il fatto che i medici di famiglia non siano entrati all’interno delle case di comunità non è un problema, ma un’opportunità – dice Morlotti – stiamo lavorando insieme a loro nei vari distretti per potenziare insieme questi centri. Vogliamo vagliare proprio nuovi ambulatori per la gestione delle cronicità grazie alla loro collaborazione. Sempre pensando che siamo tutti nodi di una stessa rete».

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