I tre ladri d’appartamento restano in cella (e si arrabbiano pure)

Via Carloni I carabinieri arrestano tre malviventi di nazionalità georgiana. Il colpo nel cuore della notte a Como

Uno di loro frequenta l’Italia da poco meno di una dozzina di anni, da quando era 27enne. E ha già collezionato arresti e denunce sempre per furti in abitazione. Oggi, fresco di festeggiamenti per i suoi 38 anni, Dato Skhabuliani, nato in Georgia, è nuovamente protagonista delle cronache per aver svaligiato una casa in zona Como Borghi insieme a due complici. Tutti e tre arrestati dai carabinieri del nucleo radiomobile mentre mettevano a soqquadro l’appartamento di una famiglia che si era assentata per le vacanze di Natale.

I complici, che trascorreranno con lui il Capodanno in carcere, sono: Beka Simsive, 30 anni, georgiano pure lui, in Italia fin dal 2019 e già controllato in diverse occasioni, in alcune delle quali trovato in possesso di grimaldelli. Come dire: uno del mestiere. Il terzo, Davit Tchelidze, 39 anni, è la prima volta che finisce nella banca dati delle forze di polizia.

L’arresto

A consentire ai carabinieri di cogliere i tre sul fatto e arrestarli, nel cuore della notte tra giovedì e ieri, una vicina di casa dei derubati. Che ha sentito dei rumori provenire dall’appartamento accanto e, sapendo che i residenti erano via, si è insospettita. Anziché limitarsi a postare sui social il solito annuncio “stanno rubando a casa dei vicini”, la donna ha pensato più utile - e ha fatto bene - prendere il telefono e comporre il 112. In questo modo ha consentito ai carabinieri, verso le 3 del mattino, di affacciarsi alla porta di casa mentre i ladri erano ancora all’interno. I malviventi avevano aperto tutti i cassetti, svuotato gli armadi, messo la camera da letto letteralmente a soqquadro. E avevano iniziato ad accumulare la refurtiva - soprattutto contanti e qualche gioiello - quando si erano attardati alla ricerca di una eventuale cassaforte. Per entrare i ladri hanno forzato, senza troppe difficoltà, la serratura facendo saltare il tamburo. I carabinieri del nucleo radiomobile, con i colleghi della stazione di Cernobbio, hanno ammanettato tutti quanti e li hanno così portati in una cella di sicurezza del comando provinciale di Como.

Ieri mattina i tre ladri sono comparsi in Tribunale, per il processo per direttissima. Uno di loro alto, completamente pelato, lo sguardo truce. Gli altri due capelli neri, pancia modello Babbo Natale in missione e lo sguardo basso di chi finge di essere pentito.

Il processo

Tutti hanno nominato un avvocato di fiducia del foro di Roma, sostituito ieri da un avvocato d’ufficio. Per questo motivo il legale ha chiesto i termini a difesa, ovvero non ha presentato alcuna proposta di patteggiamento né voluto affrontare il processo, limitandosi a chiedere la scarcerazione dei tre in attesa della fissazione di una nuova udienza.

Il giudice, però, non ha voluto sentire ragioni. E alla vista delle foto finite nel fascicolo processuale del disastro compiuto all’interno della casa (due delle quali pubblicate qui sopra) e del curriculum di almeno due dei tre, ha deciso per tutti la custodia in carcere in attesa del processo il 3 gennaio prossimo. Una decisione che i tre non hanno preso bene: erano convinti di poter tornare subito in libertà, forti del fatto che per uno di loro - Dato Skhabuliani - ha sempre funzionato così: qualche ora in cella di sicurezza, il processo per direttissima, un patteggiamento, una pacca sulla spalla. Ieri è andata in modo diverso.

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