Migranti alla frontiera, il Ticino chiede controlli dopo che due minorenni stranieri hanno aggredito gli agenti di polizia

Svizzera Il governo di Berna non ha evidenziato criticità al confine con l’Italia, ma il consiglio di Stato ticinese chiede più controlli in seguito ad alcuni episodi di cronaca

Sfidando il “no” del governo di Berna, che non ha evidenziato attraverso le parole della consigliera federale Elisabeth Baume-Scheider particolari criticità alla frontiera sud con l’Italia (e in primis con il nostro territorio), il Consiglio di Stato ticinese è tornato a chiedere con vigore più controlli alle frontiere, bussando con una missiva alle porte del governo federale in cerca di risposte concrete.

Lo ha fatto all’indomani dell’ennesimo episodio di cronaca che ha visto protagonisti due sedicenni richiedenti asilo, che hanno aggredito e ferito tre agenti di polizia durante i controlli in due centri di accoglienza non distanti dal confine comasco. La richiesta è arrivata da una figura di spicco del governo ticinese ovvero il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi che a Ticinonews.ch ha confermato come «il Ticino non può essere lasciato da solo».

E questo perché - dato che interessa da vicino anche i nostri valichi di confine, incluso l’asse ferroviario tra Como e Chiasso - nell’ultimo mese e mezzo il Cantone di confine ha registrato «due terzi di tutti gli ingressi illegali in Svizzera». Un dato che ben inquadra anche la situazione sempre più esplosiva, sul fronte della convivenza tra residenti e richiedenti asilo, che da mesi sta vivendo la vicina Chiasso, dove i 600 posti ricavati per i migranti che tentano attraverso la Svizzera di raggiungere il nord Europa (ma non solo) sono costantemente esauriti.

«Il nostro Cantone è l’hotspot svizzero per quanto riguarda i flussi migratori» il grido d’allarme lanciato da Gobbi.

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