La mamma di Yuri Urizio dà battaglia con l’avvocato: «Guai a chi offende la memoria di mio figlio»

L’omicidio a Milano La madre non vuole lasciare l’ospedale: «È chiusa nel proprio dolore». Il cugino: «Sempre pronto ad aiutare tutti». L’amica del cuore: «La vita è stata dura con te»

La mamma di Yuri Urizio, il ragazzo ucciso in Darsena a Milano dopo essere stato preso per il collo da un tunisino ora in carcere con l’accusa di omicidio, non parla. E non vuole lasciare l’ospedale dove il corpo del figlio, ora, si trova in obitorio. Piange, Giovanna Nucera. Affiancata dalla famiglia, da chi le è stato vicino nei due giorni di lotta nel reparto di rianimazione del Policlinico di Milano dove Yuri era ricoverato, si chiude in se stessa facendo parlare il suo avvocato.

Così l’avvocato

«La mamma di Yuri, la signora Giovanna, è chiusa nel proprio dolore con tutti i parenti accanto. Un dolore infinito – dice Fabio Gualdi, che da anni conosce la famiglia – La signora non se la sente di dire nulla. Ma di certo non ci fermeremo per tutelare la memoria di Yuri, di fronte ad affermazioni in merito alla ricostruzione dei fatti che parlano di circostanze che poi non hanno trovato alcun riscontro. Affermazioni che offendono la sua memoria».

La rabbia è tanta e si mischia con il dolore. «In qualità di difensore della famiglia fin da adesso dico anche che lavorerò per far emergere, alla luce di disposizioni nazionali e internazionali vigenti, una corresponsabilità delle autorità che hanno consentito la libera circolazione dell’indagato che allo stato è irregolare. Purtroppo questa situazione non è solo di Milano ma di molte città e questo è un problema che deve essere affrontato».

Amici e famigliari

A raccontare Yuri è il cugino Raffaele Cozzupoli: «Era un ragazzo solare, buono con tutti, nonostante una vita difficile che ha sempre affrontato con il sorriso sulle labbra. Era pronto ad aiutare gli altri, molto attaccato alla propria famiglia. Yuri era nato e cresciuto Como, qui ha fatto le scuole, poi l’Enaip. Ha iniziato a lavorare molto giovane sempre nell’ambito della ristorazione. Amava il suo lavoro». Ancora oggi la residenza di Yuri era a Como, in via Mentana.

Il cameriere aveva fatto lo stage alla gastronomia Visini in centro storico: «Ho sentito quello che è successo - dice Corrado Visini - Non ci potevo credere. Ricordo Yuri come un bravo ragazzo, semplice, non sono parole di comodo ma era davvero così. Sapeva fare il suo lavoro, era pacato, da noi era rimasto poco, poi aveva preso la sua strada come era giusto che fosse».

Accanto al letto del Policlinico, assieme alla madre, con Yuri fino all’ultimo è rimasta l’amica Veronica Fancellu, l’amica del cuore, la quale ha affidato ai social il suo ricordo, assieme ad una foto della porta chiusa della Terapia Intensiva: «Speravo in un miracolo. Sono stata fedele fino all’ultimo, speravo di rivedere il sorriso che ti illumina il viso. Eravamo come fratello e sorella, mi ricordo tutte le cavolate, le risate, le cene e mille altre cose belle fatte assieme. Anni di amicizia, quella vera, pura e sincera. Avevi tutta la vita davanti, giovane, bellissimo, intraprendente».

L’ultima chiacchierata fatta con Yuri era stata il giorno prima dell’omicidio: «Ci siamo visti, parlavi già del tuo compleanno che avresti festeggiato tra un mese. Stavi già facendo piani per la tua festa. La vita è sempre stata dura con te. Ma questa tragedia non ci voleva, ti hanno strappato la vita in un soffio».

Infine le parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala: «Una tragedia di cui non possiamo che essere addolorati. Dobbiamo sentire la responsabilità e di fronte a quella che è la situazione dobbiamo intensificare il nostro impegno».

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