Lockdown e uscite di casa
«Serve più responsabilità»

Como:traffico molto più ridotto del solito, ma i medici sono preoccupati - «Non c’è da scherzare, stanno morendo tante persone. Dateci una mano»

Como

Questo lockdown, in confronto al primo della scorsa primavera è più morbido. Scuole in parte aperte e moltissime attività lavorative. Le strade la mattina e la sera sono meno trafficate, non ci sono code. A piedi, però, un po’ di gente si vede. Non folle, ma persone in ogni via della città.

«Io non voglio essere drastico – commenta Gianluigi Spata, il presidente dell’ordine dei Medici di Como – ma penso che serva responsabilità civile. Dobbiamo tutti farci un esame di coscienza. Gli ospedali sono in affanno, mancano i posti letto, i medici, lo posso assicurare, ricevono al giorno centinaia di richieste d’aiuto. Circolando noi aiutiamo il virus a circolare». E aggiunge: «Le misure di contenimento a Como hanno di sicuro ridotto flussi e traffico, ma persone a piedi se ne vedono andando al lavoro. Gli effetti di un mini lockdown potrebbero non essere sufficienti. Non possiamo fare vie di mezzo, divieti all’italiana. Qui non c’è da scherzare, stanno morendo tante persone».

Le sirene delle ambulanze fanno da sottofondo alla città stretta nel lockdown “morbido”. Che il traffico nell’orario pendolare sia diminuito è un fatto, ma è anche vero che negozi e attività aperte attirano, anche se in numero ridotto, qualche cliente. Il lungolago, ieri, era praticamente deserto e in centro storico c’erano diverse persone, ma in numero drasticamente inferiore rispetto al solito. Poi, certo, dipende dagli orari. In primis quelli di entrata e uscita delle scuole.

«Intanto direi che bisognerebbe mandare in giro più polizia per fare i controlli – dice ancora Spata – ma poi, ripeto, serve che ogni cittadino prenda coscienza del momento storico che attraversiamo e delle ricadute che hanno i nostri comportamenti. Dobbiamo cercare di aiutare ospedali e medici. Volere bene a noi stessi e alle persone più fragili che, contagiandosi, sono in serio pericolo». Le federazioni degli ordini dei medici premono per estendere le misure di contenimento anche ad altre zone italiane e chiedono esplicitamente un lockdown totale. Come quello della scorsa primavera.

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