“Lontano dagli oleandri”: il campo di Adliswil, tra rifugio e prigione

Ascolta qui Marina Vitali, figlia di Emilio,autore del diario scritto nel ’43,ricorda l’esperienza nel campo per i rifugiati

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Adliswil, 1943. Nella quarta puntata del podcast “Lontano dagli Oleandri. Storia di una fuga”, che racconta la storia della famiglia Vitali, proprietaria di Villa Oleandra, a Laglio, e da lì scappata per fuggire dalle persecuzioni naziste, ci si addentra nella Svizzera tedesca. A guidare la narrazione i ricordi di Emilio Vitali, ricco pittore milanese di origini ebree, fissati su un diario scritto a ridosso degli eventi. Un sentiero conduce a una fabbrica dismessa, vicino al paese di Adliswil: qui, insieme a personaggicome il poeta italiano Franco Fortini, e a tantissimi amici di Milano e dintorni, i Vitali rimasero “prigionieri” per due mesi e mezzo.

Di fatto, ad Adliswil erano rifugiati, ma la percezione che si ha leggendo le parole di Emilio, riportate in questa puntata del podcast, e ascoltando i ricordi di sua figlia Marina, all’epoca una bambina, è che quel campo fosse per loro una vera e propria prigione, più che un rifugio. «Nel campo fummo trattati a pesci in faccia - racconta Marina Vitali nella puntata - molte cose non le ricordo, ma alcuni dettagli sì. Stavo in cucina con le donne, che pelavano patate, all’ingresso del campo c’erano sempre le guardie e nella cioccolata calda, per combattere la fame, mettevano le patate, che la rendevano più sostanziosa». Anche se tra letti di fortuna ottenuti con la paglia, il freddo penetrante dell’autunno svizzero, scarsissima igiene e poco cibo, Emilio e la sua famiglia si salvarono da un destino atroce, destinato a tanti altri ebrei catturati, ma all’epoca ignoto alla famiglia.

Il quarto episodio del podcast è diviso in due parti. La prima è disponibile da oggi sul nostro sito e sulle principali piattaforme di streaming.

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