«Negava il cibo alla figlia»: chiesti due anni di condanna per la mamma

Il caso Verso la sentenza il processo per maltrattamenti a carico di una donna. La difesa: «Troppo amore, al massimo era abuso dei mezzi di correzione»

Da una parte la richiesta della Procura di Como, per voce del pm d’udienza Ferdinando Spanò, che ha invocato la condanna a 2 anni per la mamma (oggi di 53 anni) accusata di maltrattamenti in famiglia nei confronti della figlia, costretta a mantenere un regime alimentare ferreo e a non superare mai i 47 chili pena sentirsi apostrofare – secondo la ricostruzione della accusa – come «brutta» e «grassa». Dall’altra l’arringa della difesa, con l’avvocato Alessandra Colombo Taccani, che ha invocato l’assoluzione per non aver commesso il fatto o in subordine la riqualificazione dello stesso «al massimo come abuso dei mezzi di correzione». Nel mezzo c’è il giudice Francesca Banfi che ha rinviato l’udienza di una decina di giorni per le repliche e, infine, per la sentenza che porrà fine (almeno per quanto riguarda il primo grado) a una vicenda nata cinque anni fa.

Il ruolo del padre

Proprio la difesa, nell’arringa di ieri, ha puntato il dito contro questa situazione, in una famiglia «che miracolosamente ha retto» di fronte a questa indagine «grazie anche all’opera equilibratrice del padre». «Non meritano una condanna così infamante a cinque anni dai fatti – ha concluso il legale –. La mamma dedicava tutto il proprio tempo ad accudire la famiglia, non ha mai negato che ci fossero attriti con la figlia ma sono anche state dette cose non vere. La figlia stava bene, l’aveva detto anche lei nell’audizione protetta. E poi forse nell’educazione dei figli qualche “no” deve anche essere detto. Sì, era molto attenta alla salute dei figli, ma non è giusto condannare una madre per il troppo amore verso i figli». Poi, come detto, la richiesta di assoluzione o di derubricazione delle contestazioni da maltrattamenti in famiglia ad abuso dei mezzi di correzione.

La pubblica accusa invece non aveva modificato il proprio impianto, concludendo con una richiesta di pena quantificata in due anni. Le accuse erano partite da una parente medico della ragazza, che all’epoca dei fatti aveva 16 anni. Così, nel 2019 la questione arrivò sul tavolo della Procura di Como. Nel mirino della pubblica accusa c’è sempre stato il regime alimentare cui la ragazza veniva mantenuta, subendo anche umiliazioni. La madre nei primi mesi dell’indagine era stata anche allontanata dal nucleo della propria famiglia. Nelle pagine dell’inchiesta erano finite pure esclamazioni pesanti contro la figlia, proprio in merito all’aspetto fisico.

Le dichiarazioni

La pubblica accusa, prima di chiedere il processo, aveva disposto un incidente probatorio per riscontrare le dichiarazioni della figlia contro la madre. Alla fine, al termine di un percorso travagliato, la vicenda è approdata in aula e il processo si è sviluppato in questi mesi, in attesa ora della sentenza che dovrebbe arrivare entro gennaio.

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