Ricetta elettronica, non si torna indietro. E per i cronici avrà validità di un anno

Sanità La novità introdotta con il Covid diventa definitiva e prevede nuove facilitazioni. MontI: «Più tempo per i malati» - Spata: «Ma è importante che i pazienti vengano a farsi vedere»

La ricetta elettronica non è più una sperimentazione, è in arrivo anche la ricetta per i malati cronici valida un anno per trenta giorni di terapia. La ricetta dematerializzata, sia quella rossa che quella bianca, da anni veniva prorogata e rinnovata come fosse una continua fase di prova dopo il debutto durante la pandemia. Il governo invece ha deciso di rendere strutturale la novità tecnologica per evitare che i pazienti debbano per forza recarsi negli studi medici, con i camici bianchi sommersi dalle carte bollate. La ricetta elettronica oggi si riceve già via mail o via cellulare, per i ritiri dei farmaci o per fissare le visite e gli esami diagnostici.

Scorta per 30 giorni

Il provvedimento appena firmato dal governo contiene anche un’altra importante novità che riguarda i pazienti cronici. Questi assistiti potranno domandare e ricevere una ricetta sempre dematerializzata che avrà validità un anno interno e che permetterà loro di fare scorta di farmaci per trenta giorni di terapia. Seguendo le indicazioni del proprio medico di famiglia spesso i pazienti cronici si trovano a dover rinnovare le ricette per medicinali che devono prendere sistematicamente. Molti si accorgono all’ultimo di avere quasi finito i farmaci, finendo così ogni volta per correre dietro al medico facendo la spola in farmacia.

La nuova misura è stata definita dal governo come «semplificativa». Plaudono la maggior parte dei rappresentanti dei camici bianchi. In particolare la Fimmg, la Federazione medici di medicina generale che chiede una pronta approvazione del testo in Parlamento.

Razionalizzazione

«La novità più interessante è certo la ricetta annuale per i pazienti cronici - commenta il segretario provinciale Massimo Monti - potenzialmente può sgravarci di parecchio lavoro che possiamo utilizzare per la clinica». Per la Fimmg «la possibilità di indicare la posologia e le confezioni dispensabili per dodici mesi è un cambiamento che razionalizza in modo determinante il numero di prescrizioni da compilare, riduce una parte spesso solo amministrativa del lavoro del medico e razionalizza il controllo dell’aderenza alle terapie, oltre ad essere d’aiuto ai caregiver familiari».

I pazienti cronici presi in carico dai medici non dovranno fare altro che concordare le nuove ricette a lunga durata con i loro curanti. Anche l’Ordine dei medici giudica positivamente la nuova ricetta per i pazienti cronici, anche se non manca di rimarcare l’importanza della visita e dei controlli clinici in presenza. «La ricetta dematerializzata è stata un passo vantaggioso – ragiona Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici di Como – e la nuova ricetta annuale per i pazienti cronici mi pare altrettanto sensata. Evita code e richieste reiterate. Vestiti i panni del dottore ritengo però che sia necessario evidenziare l’importanza dei follow up. I pazienti devono farsi vedere dal proprio medico. Non bisogna creare una completa distanza. È fondamentale fare i controlli e le visite in presenza. Parlare e confrontarsi con gli assistiti è un fatto prezioso, è la chiave del nostro mestiere. Dunque anche passare ogni tanto per una ricetta non è il male assoluto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA