«Ripensare la sanità: gli ospedali da soli
non ce la fanno più»

L’intervista Mariella Enoc, procuratore speciale del Valduce: «Entro febbraio via ai lavori per il nostro nuovo Pronto soccorso»

Non ha mai fatto pubblicità per chiedere donazioni e beneficenza. Secondo Mariella Enoc gli ospedali se sono di valore e guardano al bene dei cittadini attirano da soli tanta generosità. È stato così al Bambin Gesù di Roma ed è così oggi a Como al Valduce.

Insomma, niente a che vedere con l’ormai noto pandoro di Chiara Ferragni?

Non intendevo intervenire sul tema, tanto meno alimentare delle polemiche che inquinano già tanti gesti buoni. Solo dico per esperienza che è la consistenza delle cure e l’attenzione alla persona ciò che davvero muove i cittadini a fare delle donazioni senza troppa pubblicità. Io per esempio non ho mai fatto nulla per chiedere il cinque per mille per gli ospedali che ho diretto.

E al Valduce le donazioni arrivano comunque?

Sì, direi di sì. E’ un ospedale che per la città fa molto e la città mostra riconoscenza. Sono arrivate somme durante la pandemia ed anche di recente delle donazioni importanti.

I milioni di euro lasciati dalla famiglia Agrati?

Gli imprenditori brianzoli hanno permesso a noi e ad altre realtà meritevoli del territorio di fare dei veri investimenti. Il Valduce e in particolare Villa Beretta hanno rinnovato il parco tecnologico. Certamente se qualcuno fa una donazione ad un ospedale chiede che siano realizzate delle opere concrete, per la diagnosi e la ricerca. Le donazioni non sono fondi da utilizzare per la gestione ordinaria, ma per dei miglioramenti innovativi che siano al servizio della popolazione.

Per esempio per costruire un nuovo Pronto soccorso?

Sì, speriamo nelle prossime settimane di partire con i cantieri. Entro febbraio direi. Costruiremo una nuova palazzina tra via Ferrari e via Dante entro un anno e mezzo circa. Confido nel più breve tempo possibile. A proposito di servizi che siano davvero utili ai comaschi.

Al Pronto soccorso però mancano infermieri?

Stiamo cercando di farli venire dall’estero, dal Sud America, però ci vuole tempo e non bastano. Non volendo chiudere nessun reparto, senza razionalizzare altri ambulatori, siamo impegnati nel massimo sforzo. Devo dire che il nostro personale interno sta dando una risposta molto lodevole, accettando di coprire dei turni in emergenza urgenza. Siamo a tutti loro davvero riconoscenti.

Bastano durante il picco dell’influenza?

Il momento non è affatto semplice e purtroppo la carenza di personale complica anche la gestione ordinaria. Però non si può pensare che il Pronto soccorso possa accogliere tutti i casi di influenza. Francamente i tanti codici bianchi e verdi devono essere trattati in altra sede. Capisco gli anziani più fragili, con tante patologie, ma un ospedale non può farsi carico delle normali sindromi influenzali. Bisogna davvero ripensare il modello di cura, fare delle scelte concrete per la medicina territoriale perché si eviti il continuo intasamento nel reparto di emergenza urgenza.

Tocca ai medici di famiglia?

Sono pochi, però ieri era festa, l’altro ieri era prefestivo, oggi è domenica e domani chissà quanto sarà lunga la coda in Pronto soccorso. Io posso anche costruire nuovi tutti i Pronto soccorso che voglio, ma la sanità deve prevedere dei canali diversi e più efficienti. E comunque il Valduce come detto un nuovo Pronto soccorso più bello e funzionale lo vuole costruire davvero. Per Como e per i comaschi che se lo meritano di sicuro.

La sanità senza personale è destinata a crollare?

Non so se sia in pericolo il nostro sistema pubblico e universale, il migliore che io abbia mai visto avendo girato il mondo ed avendo conosciuto tante realtà sanitarie. Ma di sicuro stiamo correndo il rischio di indebolire tutta la nostra sanità. Resta il diritto di scelta da parte dei pazienti, perché si facciano curare dove meglio credono. Penso però che anche il privato debba fare la sua parte. Occorre fare in modo che la parte pubblica regga. Tutti devono collaborare, il pubblico non può certo fare tutto. E non deve fare solo ciò che è meno remunerativo, lasciando ai privati ciò che invece è più conveniente. Io a questo credo molto, soprattutto come ente privato no profit.

Il Valduce è una delle poche realtà rimaste no profit?

Sì, anche nella sanità locale dopo il passaggio di consegne avvenuto all’ospedale di Erba. Noi siamo uno dei pochi ospedali no profit saldamente nelle mani di un congregazione religiosa. E ci teniamo convintamente a che il Valduce conservi questa sua peculiarità. Perché tenuti in ordine i conti non dobbiamo rispondere ai capitali.

La sua laurea ad honorem?

L’università del Piemonte Orientale vuole riconoscermi la laurea honoris causa il 16 gennaio alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In quell’ateneo per due mandati sono stata impegnata in consiglio d’amministrazione ed ho fatto per la comunità accademica tutto ciò che era nelle mie possibilità. Ma le cose importanti sono altre.

Èvero che volevano candidarla proprio in Piemonte?

Sono passati alcuni anni e non dirò chi mi ha fatto questa proposta. Tanto non è più pensabile un mio impegno in politica. Ma vede, io amo l’impegno civico. E’ una vita che cerco di organizzare al meglio gli ospedali per la popolazione. Cerco di spendermi per gli altri anche nelle piccole cose, per esempio credo molto nel volontariato.

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