Rivolta in carcere, i detenuti appiccano l’incendio. Cinque agenti feriti

Paura in carcere Due dei tre responsabili avevano già dato fuoco a un letto pochi giorni fa. Evacuata l’intera sezione della casa circondariale, allarme rientrato soltanto dopo due ore

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Due dei tre marocchini di 25 anni che nella serata di domenica hanno tenuto in scacco per un paio di ore la sezione Prima del Bassone, aggredendo gli agenti della penitenziaria e appiccando un incendio nel corridoio costringendo ad evacuare gli altri 50 detenuti, sono gli stessi che avevano già agito solo pochi giorni fa (era il 13 novembre) con modalità molto simili, ovvero incendiando il letto della cella e costringendo anche allora ad evacuare l’intera sezione.

Come mai fossero ancora ad Albate non è noto, ma la ricostruzione dell’accaduto denota un piano studiato nel dettaglio per destabilizzare l’istituto. Un piano su cui ora sta indagando proprio la polizia penitenziaria che ha già anche informato la procura di Como.

Le ipotesi di reato non sono ancora state formalizzate, ma al vaglio ci sarebbero non solo la resistenza a pubblico ufficiale ma anche le lesioni e il danneggiamento seguito da incendio.

La dinamica è però abbastanza chiara: i tre detenuti marocchini, compagni di cella, si sono prima inferti volontariamente dei tagli sulle braccia chiedendo di essere portati in infermeria. Era solo l’inizio del piano. Perché appena fuori dalla cella, utilizzando dei bastoni da scopa, hanno iniziato a distruggere i neon per fare buio nella sezione e poter aggredire con maggior facilità gli agenti della penitenziaria che hanno subito reagito chiudendo ogni via di fuga e lanciando l’allarme.

Nella sezione sono arrivati i rinforzi, non meno di 25 uomini. Nel frattempo però i tre marocchini, utilizzando degli stracci imbevuti di olio, avevano iniziato ad incendiare il corridoio rendendo fondamentale non solo placare la rivolta, ma anche salvare gli altri detenuti.

I cinquanta carcerati presenti nella Prima sezione sono stati così condotti in un punto protetto, al riparto dal fumo che aveva iniziato a saturare i locali, proprio come era avvenuto a metà novembre, il tutto mentre all’esterno del carcere iniziavano a convergere pattuglie delle altre forze di polizia per cinturare il Bassone ed evitare evasioni.

La ribellione del tre marocchini è stata sedata nel giro di poco e in due ore la situazione era di nuovo sotto controllo. Il bilancio è però pesante: cinque agenti della penitenziaria sono stati costretti alle cure mediche del pronto soccorso sia per le contusioni sia per il fumo inalato, con prognosi alla dimissione comprese tra i 3 e i 10 giorni. Anche uno dei tre marocchini ha inalato del fumo ed è stato soccorso.

Rivolta in carcere, l'arrivo dei carabinieri.

Non sono mancate, dopo l’ennesimo grave episodio del Bassone, gli interventi sindacali. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha ricordato che Como nella «speciale classifica dei penitenziari super affollati si colloca al terzo posto, con 421 detenuti all’appello a fronte di 226 posti (più 186%). Al Bassone peraltro, oltre che con il grave sovrappopolamento detentivo, occorre fare i conti anche con la voragine nell’organico della Polizia penitenziaria che conta circa 200 agenti a dispetto di un fabbisogno quantificato dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in almeno 353 unità, con un deficit del 40%».

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