Sanità, la politica sceglie i vertici. Ma i candidati sono troppo pochi

Salute Iniziate le grandi manovre per i manager anche di Ats e Sant’Anna. E monta la polemica per la disparità sulle liste d’attesa tra Como e Varese

Grandi manovre sul nuovi vertici di Ats Insubria e Asst Lariana. La politica si muove, ma i candidati sono pochi.

Entro la prima metà di dicembre la Regione deve rinnovare 39 posizioni per confermare o cambiare i vertici della sanità lombarda. La lista dei possibili candidati aventi titolo è però ristretta, detto che per ogni ruolo dev’esserci una rosa con almeno cinque possibili nomi.

L’equilibrio politico post elezioni si è spostato più verso Fratelli d’Italia, rispetto alla Lega che prima invece aveva un ruolo centrale. I referenti comaschi del partito guidato da Giorgia Meloni, come del resto i forzisti, vorrebbero avere una rappresentanza comasca negli ospedali e nell’Agenzia per la tutela della salute. Ma come ricordato dalla stessa consigliera regionale di Fratelli d’Italia Anna Dotti c’è penuria di candidati: «Mancano anche figure dirigenziali, il livello è buono, ma sono pochi».

Gli uscenti

Per questa ragione i dirigenti che non sono in scadenza sperano di essere riconfermati. È per l’Ats Insubria il caso del direttore generale Lucas Maria Gutierrez, in quota Lega. Non è detto però che mantengano lo stesso ruolo, in genere si preferisce spostarli presso altro ente. Invece Fabio Banfi, il direttore dell’Asst Lariana prima vicino a Forza Italia e poi alla Lega, è prossimo alla pensione e per lui potrebbe al massimo aprirsi la possibilità di una proroga per alcuni mesi.

Comunque sia l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, in teoria un civico vicino al presidente Attilio Fontana, più volte ha avvertito i partiti che vogliono mettere le mani sulle nomine. Ma ormai a sentire alcuni navigati direttori generali tutti si dicono pronti a rispondere a questo o a quel partito a seconda dei mutati scenari.

Piuttosto, i vertici della sanità locale devono dare ai cittadini risposte sui principali problemi d’accesso alle cure. Su tutte la difficoltà nel prenotare esami, visite e programmare interventi.

I tempi di attesa

Il Pd, per voce del consigliere regionale Angelo Orsenigo, insiste sulla disparità che c’è tra Como e Varese. «Varese corre, Como rimane ferma. I dati ufficiali di Ats Insubria sui tempi di attesa medi smentiscono la versione della maggioranza di governo in Lombardia e degli esponenti lariani che difendono la giunta. Il problema è diffuso, strutturale, con innegabili disuguaglianze all’interno della stessa Ats. Una situazione che costringe i cittadini comaschi a spostarsi spendendo tempo e perdendo denaro».

Per un’ecografia alla mammella sono 430 giorni d’attesa al Valduce, 237 all’ex Sant’Anna, 107 all’ospedale di Erba, mentre a Gallarate c’è posto tra due giorni e a Saronno tra 54. Per una visita pneumologica 244 giorni d’attesa al Valduce, 218 a Erba, 194 a Cantù, solo 12 in via Napoleona, ma a Varese bastano tre giorni e ad Arcisate sette come a Somma Lombardo. Per una vista gastroenterologica 142 giorni al Sant’Anna, due a Busto e sei a Gallarate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA