Scuola, la “moda” di contestare i voti: «Tanti genitori non stanno al loro posto»

L’allarme Sono sempre più numerosi i casi di interferenze con le scelte degli insegnanti. Valtorta: «Devono imparare a restare al loro posto» - Peverelli: «Difendono i figli a ogni costo»

«Se il figlio viene rimproverato, è sempre colpa degli altri. Se ha preso 5, meritava 6. Così non va bene: i genitori devono rimanere al proprio posto e far fare il loro lavoro ai docenti».

Angelo Valtorta, preside del liceo Volta, non usa giri di parole per fotografare un fenomeno in costante crescita. Non riguarda tutti, è però vero che sempre più genitori si dimostrano troppo apprensivi nei confronti dei figli e, a volte, si intromettono a loro difesa mettendo in dubbio le scelte dei professori.

Conflittualità in aumento

«Tra studenti e prof il rapporto generalmente funziona, i professori si mettono in ascolto – spiega Valtorta - I genitori però, dopo il Covid, sono diventati molto più apprensivi, tendono a voler proteggere continuamente i figli impedendogli di fare esperienze di vita propria, di vedersela da soli. Alcuni non tollerano anche un piccolo insuccesso del figlio e attribuiscono la responsabilità ai professori, anche davanti al ragazzo che ammette le proprie colpe. C’è anche chi guarda con sospetto l’attività del docente: se c’è un rimprovero, un’osservazione magari per una disattenzione o per chi utilizza impropriamente il cellulare, tendono a difenderli. Fuori dalla scuola però la vita non fa sconti a nessuno, i ragazzi devono imparare a cavarsela da soli e gestire i momenti difficili».

«Rispetto a tanti anni fa, sia l’atteggiamento degli studenti che dei genitori è cambiato – aggiunge Roberto Peverelli, preside del Setificio - Sono più numerosi i casi di famiglie che difendono in ogni caso i ragazzi, così come gli studenti che hanno atteggiamenti provocatori nei confronti dei docenti. Si parla comunque di una minoranza, soprattutto ragazzi con problemi di carattere relazionale e psicologico, che riversano tutto questo a scuola».

D’accordo anche Nicola d’Antonio, preside del Giovio. «Sicuramente è aumentata negli anni una conflittualità derivante dal fatto che non sempre si accettato le decisioni dei docenti e dei consigli di classe che riguardano l’andamento scolastico. C’è chi, a prescindere, pone dei dubbi e si lamenta. Si cerca più dove ha sbagliato il professore che non dove ha sbagliato lo studente. Dopo la pandemia sicuramente c’è maggiore insofferenza rispetto ai risultati negativi. Il lato positivo è che è aumentata l’attenzione su quello che succede a scuola». Il cambiamento è stato percepito anche alla Ripamonti. «Oggi sono più evidenti problematiche come crisi d’ansia e quindi reazioni talvolta eccessive – è l’opinione della dirigente scolastica Gaetana Filosa - A volte c’è un eccesso di interferenza di genitori ansiosi per qualsiasi cosa, dal voto alla relazione con il compagno o il docente. Con un giusto dialogo, comunque, si trova la mediazione».

Lo stesso alla Ciceri: «C’è un aumento d’interferenza dei genitori, a volte anche per quanto riguarda il modo d’insegnare dei docenti – conferma il preside Vincenzo Iaia – Sono però i professori che fanno le loro scelte in base alla preparazione della classe, devono poter fare il loro lavoro con serenità».

Più autocontrollo

«Gli adolescenti devono imparare ad avere più autocontrollo, educarli a questo è il nostro lavoro – è il commento di Silvana Campisano, preside del Caio Plinio - È tutto il contesto che presenta delle criticità, sia il mondo dei giovani sia quello adulto, l’unica soluzione vera è il dialogo e non la repressione. I genitori hanno difficoltà educative per il contesto frenetico di vita, ne risentono i giovani e le famiglie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA