E Plinio finì “derubricato”:
da enciclopedia ad antologia

Cultura Negli Annali DiSuit dell’Università dell’Insubria una ricerca della comasca Federica Beretta sulle ombre calate sulla “Naturalis Historia”

Il limite di tutte le celebrazioni è di privilegiare l’aspetto encomiastico rispetto all’esame critico di testi, personaggi, esperienze. È successo anche nel caso del bimillenario pliniano, nel corso del 2023, che ha portato a una quantità di proposte non sempre fondate su una rigorosa conoscenza della “Naturalis Historia” e, soprattutto, della trasmissione di questo prezioso sapere antico nelle fibre contemporanee. Merita dunque una particolare attenzione il saggio della comasca Federica Beretta, dottoranda di ricerca in Diritto e Scienze Umane dell’Università dell’Insubria, pubblicato sull’ultimo numero di Annali DiSuit - Dipartimento di Scienze Umane e dell’Innovazione per il Territorio, 2021-2023 (a cura di Alessandra Casati e Erasmo Silvio Storace, Ledizioni) che ha sondato le fasi, storiche, letterarie, critiche, della “traditio”, ovvero del passaggio di Plinio il Vecchio da enciclopedia ad antologia. Almeno dal Seicento, alla vigilia della scienza moderna, si fa strada la “percezione (...) che l’opera di Plinio presentasse una serie di luoghi oscuri, di “errori”, tale per cui non potesse essere presentata come una (valida) enciclopedia del sapere” il suo capolavoro, la “Naturalis Historia”.

Beretta si chiede: “Quando matura questo passaggio?”. La domanda non è stata posta, finora, in nessuno dei molteplici eventi collegati al Bimillenario e, per questo, accende i riflettori sulla ricerca della giovane studiosa comasca. “Si tratta di una domanda veramente cruciale - riconosce la dottoranda - per la storia della fortuna della NH. Il mondo umanistico e rinascimentale - fino alla rivoluzione scientifica del Seicento - lo riteneva ancora fonte affatto affidabile?”. Beretta, passando in rassegna le fonti, aggiunge: “Molto interessante la nozione di “non ricevibilità”, che in qualche modo condanna Plinio all’universo dell’errore (...) Plinio dunque diventa materiale da antologia, e non più da enciclopedia, in un processo piuttosto lungo, se è vero che viene considerato fonte attendibile per certi rispetti ancora da Linneo, e dunque nel Settecento”. Oltre a questa ricerca, pregevole per il rigore scientifico e l’originalità dei risultati raggiunti, Annali DiSuit propone una molteplicità di contributi, relativi a saperi diversi, sempre contrassegnati dalla passione per la ricerca, da “Gatti, topi e capretti nel rito della Paqua ebraica” di Erica Baricci a “Il massacro degli accademici di Leopoli e la paura del sapere” del professor Paolo Bernardini, a “I viaggi morali di Gulliver: la società inglese settecentesca in Swift” di Valentina Zolesio.

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