A Rebbio nasce la carta dei migranti

L’iniziativa Due binari paralleli: il consolidamento di una rete di relazioni in tutta Italia e un manifesto di intenti: «Vogliamo tutelare il diritto all’accoglienza e quello che dovrebbe consentire a tutti di muoversi per essere accolti»

Un processo in corso che corre su due binari paralleli: il consolidamento di una rete di relazioni in tutta Italia e oltre tra realtà che già da tempo si occupano del diritto al transito delle persone che migrano e la redazione di un manifesto di intenti e principi che sia di interesse e ispirazione. Le prassi e la teoria, insieme.

La Carta di Rebbio, oggi ancora una bozza, è un documento complesso che si sta sviluppando proprio in queste direzioni. E se il risultato, la Carta quindi, è il traguardo ultimo, di centrale importanza rimane il fatto che attori diversi e lontani geograficamente tra loro, da Trieste a Ventimiglia passando per il Brennero, Verona, Milano, la Svizzera ecc, stanno condividendo le risorse. Si sono messe in campo per aprire più ampi ragionamenti su un tema che spesso rimane fuori dall’agenda delle politica locale e nazionale. O non vi è come dovrebbe.

La scelta di Rebbio, fulcro strategico dove coltivare il dibattito, non è un caso. C’è la fondamentale esperienza portata avanti in tanti anni da don Giusto Della Valle nell’ospitalità e formazione di chi migra, c’è la storia recente che parla delle tendopoli davanti alla stazione San Giovanni e dei rapporti con la Svizzera, c’è il dato centrale per Como di essere città di frontiera.

Per la terza volta, una nel 2022 e due nel 2023, l’ultima questo dicembre, Rebbio ha accolto i rappresentanti di circa 20 sodalizi che da sempre hanno deciso di impegnarsi per garantire a chiunque la libertà di movimento e di continuare a interrogarsi anche sul vuoto legislativo che esiste sulla materia del diritto di transito.

Fabio Cani è il portavoce di Como Senza Frontiere. Su impulso di Baobab Experience di Roma, che ha promosso il percorso per la costruzione della Carta di Rebbio, si è occupato con altri, tra cui Arci Como ed Ecoinformazioni, di coordinare i lavori nelle giornate del 16 e 17 dicembre.

«Per prima cosa dobbiamo distinguere il tema dei migranti, che sono coloro che chiedono un’ospitalità, dal tema del diritto alla migrazione delle persone in transito, un diritto che seppur messo nero su bianco nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo dell’Onu nei fatti non è garantito. I due diritti, quello dell’accoglienza e quello di muoversi per essere accolti da un’altra parte, sono paralleli ma non identici. Se l’Italia in primis e l’Europa in generale fanno fatica a ottemperare al riconoscimento del diritto di migrare significa che si oppongono in maniera assolutamente illegale al diritto di movimento delle persone. I migranti, che si sono accampati fuori dalla stazione di San Giovanni, non volevano rimanere a Como a vivere in quelle condizioni, avrebbero voluto andare oltre. C’è bisogno di coordinarsi per cercare di sostenere questo diritto, questo è il percorso che Baobab Experience ha chiamato “Uniamo i puntini”».

Baobab Experience è arrivato a Como proprio nel periodo della crisi della stazione San Giovanni. Si è accorto che Como è una città baricentrica nel diritto al transito e da qui è nata l’idea di farvi nascere un processo di chiarimento e confronto sui principi che ispirano l’operatività di chi ogni giorno fa i conti con le esigenze di coloro che transitano.

«Ci siamo sentiti onorati di questo riconoscimento, soprattutto per l’immane lavoro di don Giusto, ma anche per l’esistenza sul nostro territorio di una rete consolidata». La Carta di Rebbio sarebbe un unicum, qualcosa di nuovo, che ancora non esiste, il cui nome ha un forte valore simbolico, in quanto l’esperienza di Rebbio sull’aspetto migrazione e frontiera è ormai conosciuta in tutta Italia.

Dai lavori di dicembre è emersa «una forte esigenza di fare sintesi tra atteggiamenti e ideali molto diversi, tra orientamenti diversi, con la volontà di chiarire i principi che ispirano e guidano le prassi delle realtà che si sono incontrate a Rebbio. Si tratta di un percorso molto complesso che avrà sicuramente bisogno di un nuovo incontro nei prossimi mesi per rendere definitiva la bozza di manifesto a cui siamo arrivati».

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