Lo chef dei poveri: «Sempre più pasti per chi è in crisi»

La storia L’ex clochard e la prima copertina di Diogene: «Adesso cucino alla mensa di Casa Nazareth, a Como»

«Lo chef della ville lumiére che cucina per i senzatetto». Gianpaolo Collu nel 2018 è stato il protagonista della prima copertina di Diogene e questo era il titolo scelto per condensare in una manciata di parole, la sua vita intensa e avventurosa. All’epoca aveva 67 anni e dopo la pensione aveva deciso di cucinare per i poveri della città, per un periodo anche lui aveva vissuto in strada e mettersi a servizio degli ultimi era un modo forse per restituire l’aiuto ricevuto.

Cinque anni dopo

Lo abbiamo ricontattato cinque anni dopo e ci ha risposto con lo stesso tono pacato di allora, «il tono di chi ne ha viste, vissute e sentite così tante da non stupirsi più così facilmente».

«Sono ancora un cuoco volontario, ma non siamo più in via Lambertenghi. C’è stato in questi anni un arrivo massivo di persone in difficoltà, abbiamo aperto, aiutati anche dalla Caritas nazionale, la mensa di solidarietà a Casa Nazareth in via Don Guanella». Cinque anni fa Collu cucinava per una settantina di persone: «Oggi siamo a quota 100-120 il mattino e i numeri si ripetono anche la sera, siamo aperti 365 giorni l’anno. Numeri destinati ad aumentare considerati anche i frequenti sbarchi». In questo periodo la mensa è meno affollata del solito perché diverse persone si sono spostate verso le zone di mare per cercare un lavoro estivo.

I volontari del gruppo Caritas sono circa una cinquantina e operano a rotazione in gruppi da sei - nove addetti nell’orario della mattina, mentre la sera il servizio è gestito da Incroci, circa 150 volontari in totale. «In questo gruppo ci sono fortunatamente molti giovani, le nuove leve sono fondamentali».

Di questi cinque anni ricorda soprattutto il periodo duro dell’epidemia, quando anche le mense erano state chiuse: «Preparavamo 500 pasti al giorno, aiutati anche da cuochi che avevano i ristoranti chiusi sempre a causa del Covid, in cucina eravamo in cinque. Il cibo veniva poi portato in alcuni punti della città per essere distribuito». Attualmente in città in aiuto ai bisognosi, oltre al centro di Casa Nazareth, ci sono anche le suore in via Tatti che ospitano una ventina di utenti.

La storia di Collu

Nato a Moltrasio, Collu trascorre l’adolescenza a Como, frequenta il liceo classico del collegio Gallio, si sposta a Roma, si laurea in Lettere moderne e si trasferisce in Sardegna. A Cagliari, siamo verso la fine degli anni Sessanta, insegna all’istituto Nautico dove rimane per un anno e mezzo «Avevo un modo di insegnare che non piaceva al rettore: per me il voto era secondario, per lui no. E così abbiamo litigato e me ne sono andato» ci raccontò all’epoca. Per dieci anni lavora in un’industria petrolchimica di Cagliari «Poi iniziarono le prime inchieste, i primi scandali e a quel punto decisi che per me era abbastanza. E che era il momento di andarmene dall’Italia». Nel 1979 si trasferisce a Parigi dove inizia la sua carriera di cuoco, dal ristorante Amelia a Montparnasse a La Campagnola a Pigalle, insegnando italiano nel tempo libero alla delegazione del Quebec in Francia. Dopo vent’anni si sposta nella zona del Pas de Calais, sopra la Normandia, dove lavora per un piccolo ristorante e comincia a occuparsi di poveri. L’attività chiude e nel 2014 torna a Como.

Il ritorno a Como

«Avevo un po’ di soldi in tasca, ma li ho finiti molto presto. E così a un certo punto mi sono ritrovato a dover vivere per strada». Al dormitorio di via Sirtori gli viene offerto di lavorare come operatore per Simploké la cooperativa della Caritas. Dopo la pensione torna a fare il cuoco, questa volta come volontario, attività che svolge ancora oggi, sei giorni su sette.

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