Ecco come Lugano e Como si preparano al futuro

Prospettive Non soltanto il lago, le montagne e gli aspetti geografici: tante analogie tra il capoluogo lariano e la città ticinese. E i problemi da affrontare sono gli stessi, dal lungolago da rilanciare alla mobilità dolce. Queste le idee in cantiere

Sorvegliate dal faro di Brunate e dal monte San Salvatore (“Pan di Zucchero” come lo chiamano oltreconfine), Como e Lugano hanno molte più analogie di quanto si pensi. E non solo perché entrambe si affacciano su angoli particolarmente suggestivi dei rispettivi laghi (il Lario e il Ceresio) o perché hanno insieme ai trasporti tradizionali una funicolare al loro servizio (Lugano ad onor del vero ne conta ben tre), ma anche e soprattutto perché il loro futuro passa da un lungolago nuovo di zecca e da un centro storico più a misura di cittadino e attività commerciali.

La base di partenza è solida, considerato che sia Como che Lugano hanno visto crescere il numero dei rispettivi residenti, con il capoluogo lariano che oggi ne conta 84.537, mentre la ricca cittadina del Ceresio a fine 2022 si attestava a un’incollatura da quota 68 mila, quasi 1300 dei quali riconducibili a soggiornanti e frontalieri.

La prima vera sfida si chiama lungolago, che per Como significa l’inaugurazione (simbolica) già avvenuta del primo tratto, quello che parte dal molo di Sant’Agostino e un pezzetto di ciclabile in fase di ultimazione. Senza dimenticare le traversie che hanno caratterizzato la vicenda paratie e il destino del nuovo lungolago sin dal 2008 e ricordando che la parola fine sarà messa solo tra un anno.

Incamerato il via libera del Consiglio comunale a giugno 2020 (dopo i mesi durissimi della prima ondata di contagi), Lugano sta ora pigiando sull’acceleratore per riqualificare al meglio il lungolago, ma anche le tre piazze cittadine, tra cui il “salotto buono” di piazza Riforma.

Nelle parole - affidate al nostro inserto - dei sindaci Alessandro Rapinese e Michele Foletti ben si comprende quanto l’affaccio sul lago sia centrale per il ridisegno delle città e per rendere più vivibile tutta la zona centrale che, sempre in ossequio alle analogie che contraddistinguono Como e Lugano, vedono i rispettivi lungolaghi attraversati da importanti arterie stradali.

Sia Como che Lugano sono parte integrante dell’asse strategico per i collegamenti ferroviari tra nord e sud dell’Europa, ricordando che la Svizzera ha ribadito di recente la volontà di voler raggiungere al più presto il numero massimo di 650 mila tir in transito attraverso la Alpi, senza dimenticare che oggi oltre il 60% delle merci viaggia ancora su gomma.

Alleggerire l’A2 - l’autostrada dei frontalieri - significherebbe peraltro dare respiro anche alla “nostra” A9, stretta tra il traffico in aumento e i cantieri per il riammodernamento delle gallerie. Una prima ipotesi di quello che potrà essere il futuro dei collegamenti tra Lugano e Como è stata abbozzata durante il convegno dal titolo “Il Progetto Alptransit, tra Costruzione, Architettura e Paesaggio”.

Di quel convegno (ri)prendiamo un passaggio particolarmente significativo a firma di Andrea Rigamonti, presidente della commissione Trasporti del Basso Ceresio e Mendrisiotto: “Dar corso al prolungamento di Alptransit a sud di Como significherebbe liberare una serie di “tracce” per il traffico locale, con la realizzazione sui due versanti del confine di nuove stazioni per il “Tilo” (il treno insubrico metà ticinese e metà lombardo, ndr). Prenderebbe così forma la nuova metropolitana ticinese-lombarda”.

Nel ridisegno del territorio insubrico è necessario che Como e Lugano intraprendano un dialogo costruttivo, in parte già in essere per Como con la confinante Chiasso.

C’è poi il “capitolo turismo”, tutt’altro che trascurabile soprattutto in veste futura. Intervistando in presa diretta diversi albergatori, dopo il boom registrato dal nostro lago lo scorso anno e dal Ceresio nel 2021 (l’anno “d’oro” del settore dell’ospitalità ticinese) con un leggero calo nel 2022, si è notato un filo diretto che lega i due laghi, spesso scelti come destinazione intermedia da un numero sempre maggiore di ospiti e visitatori.

La giornata a Como soggiornando a Lugano o viceversa la passeggiata o l’escursione al Monte Brè (Lugano), tenendo il capoluogo comasco come base di partenza, rappresenta una consuetudine (pare) sempre più in auge.

Anche per questo una proposta comune con il “cappello” istituzionale della Regio Insubrica potrebbe essere un ulteriore passo avanti nei rapporti transfrontalieri oltre che un segnale di distensione tra vicini dopo le tensioni a fasi alterne date sul versante ticinese date dall’aumento costante del numero di frontalieri occupati. Per inciso, dai ristorni dei frontalieri Como riceve in dote un gruzzoletto considerevole, visto che per ogni permesso “G” attivo vengono riconosciuti al Comune di residenza più di mille euro.

Alla luce di tutti questi punti in comune, dopo l’incontro già avvenuto tra Alessandro Rapinese e il primo cittadino di Chiasso Bruno Arrigoni ora potrebbe essere la volta di un cordiale scambio di opinioni con l’omologo di Lugano Michele Foletti, sindaco “del fare” nel solco tracciato dal compianto Marco Borradori, scomparso l’11 agosto 2021, che vedeva i rapporti con la vicina Italia come un’opportunità di dialogo e collaborazione più che come un terreno di scontro dialettico.

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