Crippa, i risultati sono top. Redditività da 5 a 12 milioni

L’azienda di Arosio brucia le tappe di crescita, fase chiave l’acquisizione dell’80% da parte del club deal Astraco. E ora la nascita di una corporation negli Usa. «Un modello di successo per la gestione del passaggio generazionale»

Le modalità per garantire la continuità aziendale ed un futuro a quanto è stato costruito attraverso intuizioni e sacrifici sono al centro dei pensieri di numerosi imprenditori.

Un esempio virtuoso, da questo punto di vista, è quello del gruppo Crippa di Arosio, fondato nel 1948 e specializzato nella progettazione e produzione di macchine e processi per la curvatura e la lavorazione dei tubi metallici.

L’impresa, infatti, è stata acquisita tre anni fa, nel giugno del 2020, da un club deal organizzato da Astraco. Il club deal detiene l’80% circa della società; la famiglia Crippa, con i cinque fratelli Antonio, Aurelio, Anna, Enrica e Luisa, ha reinvestito invece per il 20% delle quote.

Astraco è una società di advisory indipendente nata nel 2018 per strutturare investimenti in club deal ed ha recentemente lanciato Astraco Capital Holding (ACH), proprio per acquisire il controllo di aziende che stanno effettuando il passaggio generazionale.

La svolta

L’ingresso di Astraco nel capitale di Crippa, accompagnato da alcune innovazioni manageriali, ha determinato un significativo sviluppo del gruppo nell’ultimo triennio. Il fatturato è infatti cresciuto del 120% sfiorando i 60 milioni nel 2022, con un Ebitda passato da 5 a 12 milioni circa. Crippa, inoltre, che in settantacinque anni di storia ha installato oltre 10mila macchine in ottanta paesi del mondo e che genera oggi il 75% dei ricavi fuori dall’Italia, è da poco sbarcata negli Stati Uniti, a Detroit, per potenziare il business in Nord America.

«L’azienda è stata fondata da nostro padre Agostino – spiega Antonio Crippa – e, dopo la sua morte, abbiamo lavorato cercando di puntare sempre sull’innovazione. E infatti oggi siamo arrivati ad un alto livello di tecnologia che ci consente di risolvere i problemi posti dai clienti: spesso chi si rivolge a noi ha in mente il problema, ma non immagina la soluzione ed il nostro compito è quello di rendere possibile il superamento della criticità».

Crippa spiega come la famiglia si sia posta, alcuni anni fa, il problema della continuità aziendale e del futuro dell’impresa e dei collaboratori. «In una prima fase – prosegue – ci siamo aperti ai manager, poi abbiamo iniziato a pensare all’ingresso di fondi; tuttavia, questa soluzione non ha incontrato il nostro gradimento, perché il fondo spesso cambia management e stressa la società, mentre noi cercavamo un progetto orientato al futuro. Per questo motivo siamo alla fine arrivati ad una soluzione molto diversa dal private equity tradizionale: Astraco infatti è un club deal, costituito da soci che sono imprenditori o ex imprenditori di successo; non è stato facile chiudere questa operazione ma sia noi che Astraco abbiamo avuto il coraggio di farlo ed oggi possiamo dire che si è rivelata una soluzione di successo. Sono stati scritti piani industriali quinquennali che si sono realizzati con molto anticipo – afferma l’imprenditore – tanto che stiamo già pensando a nuove operazioni».

L’alleanza con Astraco si sta quindi rivelando vincente. «Il nostro obiettivo – dice Nino Dell’Arte, fondatore e Ceo di Astraco – è unire le competenze relative al private equity, necessarie per attuare il passaggio generazionale nelle imprese familiari, con esperienze imprenditoriali di successo che possono rivelarsi molto utili, specialmente in momenti critici della vita aziendale. In Crippa – prosegue Dell’Arte – abbiamo trovato un socio di grande livello e i risultati ottenuti sono frutto dell’ottima collaborazione: la società è cresciuta più che raddoppiando la redditività lorda, anche attraverso l’acquisizione di una ulteriore azienda (la SMI di Varmo, in provincia di Udine) favorendo il reinvestimento dell’imprenditore fondatore nel gruppo ed integrando un portafoglio prodotti di alto livello; inoltre, abbiamo avviato in modo deciso un percorso di internazionalizzazione che in precedenza era stato solo abbozzato, fino all’apertura di una corporation statunitense, con uno showroom di 2mila metri quadrati coperti vicino a Detroit. Il piano industriale prevedeva l’obiettivo di 10 milioni di Ebitda nel 2026 ma il target è già stato raggiunto».

Presenza internazionale

Crippa e Dell’Arte spiegano come il gruppo proseguirà lungo il percorso di crescita: «Il modello risultato vincente – dice il fondatore di Astraco – prevede la collaborazione proficua con una famiglia che ha compreso fino in fondo la nostra modalità operativa: non si tratta di snaturare il lavoro fatto in precedenza, ma di dare un ulteriore slancio a quanto era stato seminato in passato, anche attraverso nuovi modelli organizzativi».

Una valutazione quindi positiva che arriva anche da Antonio Crippa: «Ho cambiato veste, sono meno operativo, ma comunque collaboro e sono felice di assistere al percorso di crescita della nostra impresa: credo che il modello Crippa possa essere riproposto con successo anche in numerose altre realtà». Un esempio concreto riguarda proprio l’apertura negli Stati Uniti: «Già dagli anni Ottanta del secolo scorso lavoriamo in America – dice l’imprenditore di Arosio –, ma oggi la nostra presenza è certamente più strutturata e meglio organizzata: questo cambiamento non potrà che portare ulteriori sviluppi e quindi garantire un solido futuro all’azienda fondata da nostro padre e cresciuta grazie al nostro lavoro».

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