Il vicepresidente di Confindustria Emanuele Orsini: «Va sostenuto chi investe utilizzando la leva fiscale»

L’intervista Il vice presidente di Confindustria Emanuele Orsini sulle misure per aumentare la competitività. «Per mantenere le posizioni sui mercati è fondamentale accompagnare le imprese nel rinnovamento tecnologico»

Dal sostegno alle imprese e agli investimenti, fino alla necessità di una nuova politica fiscale. Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria, intervistato alla Festa delle imprese di Lecco organizzata dal nostro giornale dal direttore Diego Minonzio, inquadra le sfide economiche che il nostro Paese è chiamato ad affrontare, anche alla luce della sua esperienza imprenditoriale e associativa.

Orsini, lei da dove è partito?

Con la mia azienda, la Sistem Costruzioni, opero nel mondo del legno come imprenditore di seconda generazione. Da quando sono arrivato abbiamo internazionalizzato la nostra impresa e abbiamo inserito processi di automatizzazione. Siamo arrivati a costruire edifici in legno di dodici piani. Abbiamo poi provato in tutti i modi a fare filiera in Italia, ma non è stato possibile nonostante un terzo del territorio italiano è a bosco.

Poi la decisione di diversificare.

Ho proseguito la mia attività ampliandomi al mondo dell’hotellerie nel 2006 con un progetto per strutture a brand Ferrari da realizzare insieme a Montezemolo, partendo proprio da Maranello. Nel 2020 sono entrato nel settore alimentare producendo prosciutto crudo e ora stiamo portando avanti un investimenti da 28milioni di euro per raddoppiare la produzione arrivando a 16-17mila prosciutti immessi sul mercato al giorno, arrivando ad occupare 260 persone.

Da imprenditore che approccio ha verso il mercato?

L’export è fondamentale. Come settore legno stiamo lavorando molto bene in paesi come Cuba, Venezuela, con materia che arriva dall’Austria e lavorata in Italia. È un mondo che sta ancora crescendo, ma paga il fatto che non possiamo avere materia prima italiana. L’alimentare esporta il 30%: stiamo andando molto bene in Europa, mentre il nuovo stabilimento che stiamo realizzando sarà dedicato quasi solo agli Stati Uniti e ci porterà a una quota export al 65%. L’hotellerie ha al 95% clienti stranieri.

E al Governo cosa chiede?

Dobbiamo tornare a incentivare gli investimenti che nel corso del 2023 si sono un po’ fermati. Il costo del denaro pesa, ma il vero problema è la mancanza di una visione di dove vogliamo andare. Serve chiarezza su come dovranno essere fatte le auto o il packaging, per fare un esempio. Inoltre, misure a sostegno delle imprese e tagli del cuneo devono diventare strutturali.

La prossima Finanziaria come la valuta?

Con il progetto della prossima legge di bilancio c’è stata una maggiore attenzione a non incrementare il debito dello Stato e questo è positivo. Però quanto si pensa di fare per le imprese è insufficiente, serve invece agire per un sostegno trasversale agli investimenti.

Non siete soddisfatti?

Prima di dare un giudizio complessivo aspettiamo di capire quando arriveranno le risorse annunciate, grazie ai fondi del Pnrr, per Industria 5.0 e a quanto ammonteranno. Se arrivasse quanto atteso, questo giustificherebbe il fatto che ci sia una manovra che concede poco alle imprese, altrimenti no. Al momento è a saldo negativo, per la prima volta non abbiamo una misura espansiva per il mondo delle aziende.

La misura da cui partire?

In pochi anni abbiamo vissuto diverse emergenze: Covid, materie prime, energia, la guerra in Ucraina, oggi quella in Israele. La bolletta energetica della mia azienda, per fare un esempio, è passata da 3 a 9 milioni di euro. Le nostre imprese sono riuscite a uscire molto bene da una fase in cui era giusto far ricorso a finanziamento, ora sono riuscite a capitalizzare bene. Ci aspetteranno altri momenti complicati, come una grande frenata sulle costruzioni per la fine del superbonus. Dobbiamo avere soluzioni pronte, si potrebbe per iniziare pensare di allungare i tempi dei finanziamenti.

Arriverà l’attesa riforma fiscale?

La delega fiscale è l’aspetto che mi preoccupa di più. A nostro avviso serve una riforma che guardi ai prossimi anni e non solo al prossimo anno. La riforma fiscale si fa con coraggio e con il denaro e se questo manca bisogna agire con efficienza.

Al Governo dico di prendersi anche più tempo per attuare la delega fiscale, ma di farlo in modo che possa fare la differenza. Infatti, una grande riforma fiscale è attesa da anni: per esempio si era parlato di andare a rivedere l’Iva per avere maggiore competitività con il resto dell’Europa. Le imprese che investono e assumono devono avere un beneficio nel pagamento delle tasse.

Che rapporto ha con il sindacato?

Ciascuno faccia la propria parte. Chi esce in prepensionamento deve trasmettere le competenze ai nostri ragazzi. Facciamolo con un contratto nuovo che vada in questo senso. Inoltre, penso che la strada da seguire è quella degli Its, anche con la formazione interna.

E le imprese che ruolo devono giocare?

Chi meglio di Confindustria può fare agire su questo tema visto che ha conoscenza dei bisogni del territorio. Moltiplicando questo per le territoriale e per le categorie possiamo costruire una riforma della scuola a sostegno di chi lavora e di chi dà lavoro. Riuscire ad attrarre ed entusiasmare i ragazzi è fondamentale, anche andando a integrare la componente migratoria”.

Il fenomeno migratorio in questo senso può essere una risorsa?

Dobbiamo riuscire a fare della formazione nei posti di partenza, creando dei corridoi. Penso a un’immigrazione controllata, costruendo dei percorsi. Ho seguito l’internalizzazione della mia azienda in un paese come Cuba. Ho visto che formavano dei medici per il Venezuela. È un bellissimo esempio, a volte basta copiare quello che fanno gli altri. In questo modo si potrebbero costruire dei flussi migratori controllati.

Si parla tanto di sostenibilità, sull’automotive come sulla plastica. Ci stiamo dando obiettivi raggiungibili?

Dobbiamo continuare a chiedere all’Europa la neutralità tecnologica. Gli investimenti sono un po’ fermi perché non c’è chiarezza su cosa la normativa presto ci chiederà.

E sulla burocrazia?

Dobbiamo togliere le complicazioni che non servono. Faccio un esempio. Il primo giorno che sono arrivato in Confindustria a Roma nel 2020 ci siamo trovati a discutere di due prodotti, due integratori alimentari, che avevano aliquota Iva differente, 10 e 22%, a seconda se erano liquidi o solidi, ma si basavano sulla stessa molecola, lo stesso principio attivo. Anche questo è un tema di competitività.

Il sistema bancario come si sta comportando?

Le banche sono partner importanti. Dobbiamo ragionare su un percorso insieme, anche se rappresentiamo mondi diversi. L’interesse comune è la crescita delle nostre imprese e del nostro paese.

Il rating italiano si è mantenuto stabile perché il sistema bancario è ben capitalizzato e perché il sistema delle imprese hanno fatto i compiti a casa. Sono due pilastri del paese che viaggiano di pari passo e che insieme concorrono allo sviluppo.

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