Esami e visite pediatriche ormai prevedono liste d’attesa sempre più lunghe: le lamentele delle mamme

Disagi Le mamme denunciano: impossibile ottenere un appuntamento in tempi ragionevoli. I medici: «Vero, pesa anche la carenza di specialisti. Ma non sempre prescrizioni appropriate»

Le liste d’attesa sono lunghe per gli esami e le visite pediatriche, inoltre scarseggiano gli specialisti per la prima infanzia.

Alcune mamme segnalano forti difficoltà nel trovare un appuntamento per fare approfondimenti ed esami diagnostici dedicati ai bambini dell’età pre scolare. Soprattutto per le visite dall’oculista, dal dermatologo, dall’otorino, per dei piccoli interventi come l’asportazione delle tonsille bisogna aspettare anche più di un anno.

La testimonianza

«Ho due bambini di ormai quattro anni – racconta Alessandra Di Toro, una mamma comasca – negli ultimi giorni non sono riuscita a trovare al Sant’Anna un’ecografia per la tiroide con un controllo dei linfonodi. Mi hanno dato un appuntamento, è vero, ma a giugno e a Menaggio. Chiesto di persona al centro di prenotazione privatamente un controllo dall’endocrinologo non c’è modo di fissare una visita, salvo dover richiamare i centralini. Così ogni volta finisce che dobbiamo andare dai privati. E’ successo per la visita oculistica, con il dermatologo, prima ancora per il controllo dell’anca». I medici confermano che per alcune prestazioni l’attesa è lunga, con uno spostamento verso le attività libero professionali.

Le cause

Chi lavora in ospedale però offre diverse chiavi di lettura. Intanto mancano gli specialisti. «Certo, gli specialisti di orientamento pediatrico – dice Daniele Merazzi, primario della Neonatologia del Valduce – non bastano a rispondere alle tante richieste, c’è una sproporzione tra domanda e offerta». E poi secondo il primario di ginecologia dell’Asst Lariana Paolo Beretta «c’è un bacino compreso tra il 10% e il 15% di visite ed esami inappropriati o non necessari». Con una migliore comunicazione con i pediatri e le famiglie si potrebbero gestire in maniera più efficiente le agende.

«Soprattutto nelle situazioni più critiche – osserva Angelo Selicorni, direttore della Pediatria dell’Asst Lariana - si cerca sempre di trovare una soluzione celere ed efficace grazie alla collaborazione tra pediatri di famiglia, pediatria ospedaliera e specialista dedicato. Non va dimenticato, peraltro, che esiste anche un tema di appropriatezza prescrittiva e di percorsi diagnostici». Come immaginabile la pandemia non ha aiutato la sanità locale. La Lombardia più volte ha cercato di recuperare il terreno perduto, non solo per controlli ed esami dedicati alla pediatria.

«Nella fascia pediatrica il problema esiste per l’oculistica, l’otorinolaringoiatria e per la dermatologia – dice Massimo Branca, segretario provinciale della Federazione italiana medici pediatri – oppure per interventi come l’asportazione delle tonsille. Un’operazione che non è più frequente come succedeva fino ad alcuni decenni fa, eppure i pochi bambini che ne hanno bisogno devono aspettare molti mesi, anche un anno. Vero però che per alcuni approfondimenti, penso ad esempio al campo della neuropsichiatria infantile, ci sono molte richieste davvero poco urgenti che finiscono per togliere il posto a chi ha più bisogno».

«L’oculista, il dermatologo, l’otorino, la fatica c’è – dice Roberta Marzorati, nota pediatra comasca – bisogna attendere anche più di un anno ad esempio per l’intervento alle adenoidi per i bambini. Critica la situazione anche per esami semplici come le ecografie, all’addome la più comune, in genere preferite per i piccoli alla Tac».

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