La morte sospetta di Edi Copes. Dopo 42 anni riaperte le indagini

Sorico La Procura di Como ha accolto la richiesta dell’avvocato Meroni. Mamma Letizia: «Non cerco vendetta, ma sapere perché è stato ucciso»

Sono trascorsi 42 anni dalla tragica morte di Edi Copes, ma per mamma Letizia la scomparsa del figlio è senza tempo. Era la mattina del 9 febbraio del 1982 quando il ragazzo, che aveva 17 anni, venne trovato nel fossato lungo il rettilineo di Ponte del Passo con il cranio sfondato, graffi e lividi sul corpo. Era uscito di casa la sera prima per andare da un amico meccanico e non aveva fatto rientro.

A distanza di tanto tempo la Procura di Como, su richiesta dell’avvocato Noelle Meroni, ha deciso di riaprire le indagini su un caso archiviato con conclusioni che non hanno mai convinto nessuno: si ipotizzò infatti che Edi sarebbe stato urtato da un camion mentre camminava a bordo strada e il conducente del mezzo, dopo averlo caricato a bordo per portarlo in ospedale, una volta accortosi che era morto lo avrebbe riportato sul posto dell’incidente nascondendolo fra gli alberi.

Le intercettazioni

Quella notte i genitori avevano già setacciato tutta la zona e il suo corpo non era lì dove venne individuato all’alba; qualcuno ve lo trascinò più tardi, come risulta dalle tracce rinvenute. «Siamo riusciti a far riaprire le indagini – riferisce Mario Meroni, amico di famiglia che si è sempre preso a cuore la vicenda – La nostra richiesta era basata soprattutto su delle intercettazioni dell’epoca che allora non vennero considerate e che invece sono molto importanti e potrebbero rivelarsi decisive. Ma per il momento la Procura non ha ritenuto di servirsene». La famiglia è da sempre convinta che Edi sia stato ucciso per via di un manubrio di Vespa ricevuto, come riferì lui, da un amico in cambio di un lavoro fatto alla sua moto. A quanto pare, invece, risultava di una Vespa rubata e il diciassettenne, come risulta da più testimonianze, iniziò a ricevere minacce, tanto da parlarne anche con la madre.

Il manubrio di una Vespa

Qualche sera prima della morte venne preso a schiaffi e pugni al bar, ma i responsabili, sentiti poi dai carabinieri, si discolparono sostenendo di essere altrove la sera della morte di Edi. «Come ho sempre sostenuto, non cerco vendetta – afferma Letizia Caraccio, l’anziana madre del giovane – . Vorrei solo che chi ha ucciso mio figlio mi dicesse perché l’ha fatto, per capire se gli ha tolto la vita solo per un manubrio di Vespa. Anche quest’anno, come sempre, ho chiesto che venisse celebrata una messa per lui nel giorno dell’anniversario della morte e spero sempre che, per rispetto nei suoi confronti, si possa arrivare alla verità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA