La Variante bloccata: VERGOGNA

Statale Regina La protesta di residenti e automobilisti per lo stop ai lavori del collegamento Colonno-Griante

C’è un tempo per discutere. E c’è un tempo per fare. Ma quando le due azioni si trasformano in sterile accademia, c’è anche un tempo per alzare la voce.

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Quel tempo è oggi. Il tema è quello della viabilità sulla sponda occidentale del lago, luogo iconico e simbolo del turismo 3.0 ma che si sta rivelando più che mai un gigante con i piedi di argilla. Proprio per colpa di una Statale Regina del tutto inadeguata ai volumi di traffico e che da decenni, per l’appunto, riempie le cronache di questo giornale. E le ulcere di chi se ne deve servire.

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Inutile ripercorrere – ma lo faremo, giusto perché la memoria diventi monito – le lungaggini per i piccoli-grandi interventi effettuati (galleria di Cernobbio, di Brienno, Cremia-Dongo, Valsolda). Sembrava che il 29 novembre 2021 l’avvio dei lavori della Variante della Tremezzina tra Colonno e Griante (dieci ambiziosi chilometri gran parte dentro la galleria) avesse finalmente segnato un punto di non ritorno. Al punto da indurre ad accettare con una sorta di consapevole fatalismo, una chiusura durata quattro mesi e mezzo per i lavori propedeuci agli svincoli. Da quel giorno sono passati due anni, quattro mesi e spicci. E adesso ecco la sorpresa: i lavori della Variante sono fermi, appesi alla solita diatriba sui fondi stanziati e le (supposte) spese aggiuntive. Questa tegola, che “La Provincia” ha anticipato nei giorni scorsi in beata solitudine e con qualche alzata di spalla di chi ne sa una pagina più del libro, ha trovato puntuale conferma nella lettera spedita all’Anas dal Consorzio Stabile Sis (i vincitori dell’appalto da 412 milioni di euro).

E viene quasi da azzardare un sorriso amaro, nel ripercorrere la scena che si era consumata in Parlamento appena una settimana prima. In sintesi: il deputato di opposizione, debitamente imbeccato, che alza il ditino per chiedere lumi sui lavori della Variante. E il sottosegretario di turno, originario di San Giorgio a Cremano e che probabilmente da queste parti non c’è mai stato, che legge il brogliaccio preparato dagli uffici e assicura con voce ferma e stentorea: “Confermo che l’ultimazione dei lavori della variante della Tremezzina è prevista per il 10 aprile 2028”. Sì, appunto.

E adesso chi lo dice – al sottosegretario e a tutti gli altri che a Roma e a Como spandevano ottimismo manco fossero ospiti fissi dell’Istituto Luce – che i lavori della Variante della Tremezzina si sono praticamente fermati? Cantieri in smobilitazione, ruspe che se ne tornano alla spicciolata da dov’erano venute, camion con i detriti della galleria riparati in qualche parcheggio chissà dove, contratto finanziario rimesso in discussione. E in eredità, qualche buco nella galleria e una rabbia infinita. Quella dei residenti che ingoiano da anni smog e promesse, degli automobilisti costretti a chilometri di coda a passo d’uomo, di chi la percorre per lavorare e chi la deve subire per andare a godersi uno dei panorami più cult del turismo. Per non parlare dell’amarezza dei sindaci che hanno consumato intere legislature ad annaspare sotto gli elaborati tecnici. In questo quadro, si inserisce la questione – altrettanto importante – dei movieri, l’unico argine al caos quotidiano sulla Statale Regina. Eroici “semafori umani” che da anni regolano l’incrocio dei mezzi più disparati (dalle biciclette ai bilici) nei tratti più stretti della Statale. Eppure, per quanto paradossale possa sembrare, da qualche mese è in corso un surreale braccio di ferro con l’Anas che non vuole farsi carico di quattro soldi – un milione e mezzo di euro in tre anni, a fronte di un bando da 412 – per finanziarne il lavoro. Lasciando che il conto gravi in gran parte sulle spalle del territorio.

Una vergogna, per dirla fuori di metafora. Che legittima e giustifica quanti, attraverso queste pagine, testimoniano oggi – e testimonieranno per i giorni a venire – rabbia e frustrazione per l’ennesima coltellata alle spalle del territorio.

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