Sorico, l’uomo trovato morto nel casolare
«Potrebbe essere stato aggredito»

I dubbi di una cugina sull’ipotesi del malore prima dell’incendio e dell’esplosione della bombola del gas: «Chiudeva sempre la porta, e quella sera è stata trovata socchiusa»

In attesa dell’autopsia sulla salma di Remo Raviscioni, l’uomo di 66 anni di Albonico trovato carbonizzato dentro il casolare in cui abitava dopo l’incendio e lo scoppio di una bombola del gas mercoledì sera 20 aprile, la gente della frazione lo piange.

Qualcuno s’interroga anche: «In quel casolare ho abitato anch’io da piccola con i miei genitori – racconta una cugina di secondo grado della vittima – Conoscevo bene, di conseguenza, Remo, e non persuasa di quanto accaduto. Quando si ritirava in casa, soprattutto verso sera, era solito chiudere la porta col catenaccio, mentre mercoledì, stranamente, la porta è stata trovata solo socchiusa. Certo, l’ipotesi del malore può essere verosimile, ma a me rimane un dubbio. Qualcuno, insomma, potrebbe essere entrato con brutti intenti, appiccando il fuoco dopo aver tramortito il padrone di casa».

I dubbi della donna suscitano indubbiamente qualche ansia dopo la tragedia del 20 aprile nel casolare di via Spadole, in mezzo al bosco; qualcuno dopo avere visto il fumo ha bussato e provato a chiamare il proprietario, ma in mancanza di risposte ha creduto fosse fuori. Poco dopo c’era stata la violenta esplosione e più tardi, sotto le macerie, era emerso il corpo del povero Raviscioni.

«Remo era un buono – conferma la cugina – Era stato all’estero a lavorare e si era fatto un bagaglio di esperienza non da poco. Leggeva molto ed era una persona arguta. Ad Albonico si era ritirato nel casolare dei genitori perché amava la solitudine, ma non era affatto scontroso con la gente. Attendiamo l’esito dell’autopsia. Spero tanto che mio cugino sia stato colto da malore e fosse già morto prima dello scoppio, ma per adesso non riesco a fugare i miei dubbi».

(Gianpiero Riva)

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